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A Nerviano, alle porte di Milano, la ricerca contro il cancro ha un volto, una storia, una memoria viva. Da oltre sessant’anni, nei laboratori del centro Nerviano Medical Sciences (NMS), si sviluppano farmaci, si testano molecole, si accendono speranze. Proprio qui nacquero le antracicline, tra i primi farmaci antitumorali efficaci, tuttora impiegati nel trattamento di diversi tumori solidi. È da qui che sono usciti medicinali innovativi come Entrectinib, Encorafenib e Onvansertib, oggi commercializzati da colossi del farmaco come Roche, Pfizer e Cardiff Oncology. Ed è sempre qui che si è costruito un tessuto di competenze, collaborazione con ospedali d’eccellenza, dedizione ai pazienti. Oggi, tutto questo è in pericolo.
Chiusura in Italia, apertura in Cina
Il 23 luglio scorso, NMS ha annunciato ufficialmente la chiusura dei reparti di biologia e chimica del centro di Nerviano. La decisione arriva come una doccia fredda per i lavoratori e per il mondo della ricerca pubblica: oltre 90 ricercatori altamente specializzati rischiano di essere espulsi da un sistema che, con grande difficoltà, li ha formati e valorizzati.
Solo pochi giorni dopo, la stessa azienda annuncia l’apertura di una nuova sede a Shanghai, con l’obiettivo dichiarato di potenziare la ricerca sul cancro e consolidare le collaborazioni strategiche nel mercato asiatico.
Per la Filctem Cgil Lombardia e la Cgil Ticino Olona non ci sono dubbi: si tratta di una delocalizzazione vera e propria, che non solo disintegra un presidio scientifico e industriale italiano, ma mette in discussione la trasparenza dell’azienda e il rispetto degli impegni presi con le istituzioni.
Negazioni, smentite, rotture
La sequenza degli eventi alimenta l’indignazione. Durante un’audizione in Regione Lombardia, l’azienda ha negato esplicitamente qualsiasi progetto di delocalizzazione, parlando solo di “razionalizzazione” e di riduzione dei costi. Una rassicurazione che oggi appare, nelle parole del sindacato, “strumentale e lesiva della fiducia tra le parti”.
“Non si può parlare di semplice espansione internazionale”, dichiara la Filctem. “Questa è una strategia globale che disegna un futuro senza Nerviano. Un futuro in cui il cuore della ricerca oncologica italiana smette di battere.”
Un patrimonio costruito con fatica e talento
Il centro NMS ha superato crisi aziendali, transizioni di proprietà, mancanza di fondi. Eppure è riuscito a portare avanti una produzione scientifica di eccellenza, creando valore inestimabile a fronte di investimenti limitati. Dal 2010, è stato inserito nella Rete Oncologica Lombarda e ha attivato collaborazioni con istituzioni sanitarie d’élite come l’Istituto dei Tumori, l’Istituto Humanitas, il San Raffaele di Milano, l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Il patrimonio di progetti scientifici di NMS è ampio e articolato: tre molecole sono già entrate in fase clinica, tra cui un farmaco per la leucemia mieloide acuta, riconosciuto nel 2023 dall’American Association for Cancer Research (AACR) come uno dei maggiori successi mondiali della ricerca oncologica. A questi si aggiungono altri progetti clinici e preclinici con bersagli molecolari innovativi. Un lavoro che ha fatto di Nerviano un punto di riferimento internazionale, nonostante le difficoltà.
Il ruolo del fondo Pag: tagliare per sopravvivere?
Secondo quanto comunicato in Assolombarda il 15 luglio scorso, il fondo Pag, che finanzia Nerviano Medical Sciences, ha deciso di tagliare i costi. I progetti clinici sopravvissuti richiedono investimenti ingenti, considerati non compatibili con la sopravvivenza della ricerca preclinica, la fase che precede la sperimentazione clinica sull'uomo. Il risultato è lo smantellamento sistematico dell’intera infrastruttura di scoperta e innovazione, quella che ha permesso all’azienda di esistere, svilupparsi, curare.
È una decisione che trasforma la ricerca in un costo da abbattere, non in un investimento da sostenere. E che spezza la promessa fatta a chi lavora in quei laboratori: quella di poter contribuire alla salute pubblica con il proprio sapere e il proprio impegno.
L’appello: “Dare sempre speranza”
“Chiudere la ricerca – scrivono i lavoratori – significa smantellare un centro che produce scienza, cultura, lavoro. Che attira cervelli e cerca strenuamente di dare sempre speranza ai pazienti oncologici”. Con queste parole, ispirate all’oncologo Virgilio Sacchini, la comunità scientifica di Nerviano si rivolge alle istituzioni.
La Filctem Cgil chiede l’immediata apertura di un tavolo interministeriale, con il coinvolgimento di Regione Lombardia, Governo e organizzazioni sindacali. Occorre bloccare i licenziamenti, definire un progetto industriale pubblico che consenta di proseguire le attività, preservare il capitale umano e garantire continuità a una missione che riguarda l’intero Paese.
Un caso simbolico per il futuro della scienza in Italia
Il caso Nerviano è più di una vertenza aziendale. È lo specchio di un sistema che rischia di disinvestire nei suoi talenti migliori, di abbandonare un settore strategico come la ricerca biomedica, e di accettare passivamente che pezzi vitali del proprio sapere finiscano altrove. In questo caso, in Cina.
Difendere Nerviano non significa solo difendere dei posti di lavoro. Significa salvaguardare un presidio di civiltà e di cura, un patrimonio di competenze che appartiene a tutta la collettività. Significa credere che la ricerca non è un lusso, ma una scelta politica e culturale.