“I metalmeccanici sono uniti nel chiedere la riapertura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale. Se non avverrà entro la fine di maggio, il 20 giugno torneremo a scioperare in tutte le fabbriche italiane”. Così il segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma, introducendo l'Assemblea nazionale di oltre mille delegate e delegati delle tre sigle metalmeccaniche in corso oggi (martedì 20 maggio) a Bologna, in piazza Lucio Dalla.

All’Assemblea, intitolata “Vogliamo il rinnovo dei contratti”, intervengono anche il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano e il segretario generale Uilm Uil Rocco Palombella. Prendono la parola anche nove delegati aziendali, rappresentativi delle realtà industriali del settore.

Le trte sigle evidenziano che “le parti datoriali stanno mantenendo una posizione rigida, rifiutando di riaprire il confronto, a quasi un anno dalla scadenza del contratto collettivo nazionale di lavoro”. Fiom, Fim e Uilm ritengono “inaccettabile la scelta di Federmeccnaica-Assistal e di Unionmeccanica-Confapi di bloccare la trattativa non affrontando la piattaforma unitaria. Ritengono necessario, dunque, riprendere la trattativa senza pregiudiziali a partire dalla piattaforma sindacale, che si basa sugli elementi salariali e normativi del contratto nazionale del 2021”.

De Palma, Fiom: “Aumentare i salari, ridurre l’orario”

“Siamo qui da tutta Italia per due questioni fondamentali”, ha detto Michele De Palma: “Difendere e rilanciare il lavoro industriale, perché in questo momento c’è bisogno di investire nei metalmeccanici. Rinnovare il contratto nazionale per dare un salario dignitoso a chi lavora e garanzie dal punto di vista contrattuale, nonché estendere i diritti e migliorare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori”.

De Palma ha evidenziato che “il contratto va rinnovato per tutelare l’occupazione nel nostro Paese. Occorre aumentare i salari, dare stabilità ai contratti di lavoro, ridurre precarietà e appalti, dare diritti a chi per vivere deve lavorare. In una fase di ristrutturazione delle imprese, come quella attuale, occorre anche ridurre l’orario di lavoro allo scopo di garantire l’occupazione e dare lavoro ai giovani”.

Il segretario generale Fiom rivela che “in queste ore sono moltissime le aziende che stanno comunicandoci la volontà di riaprire la trattativa. Sono aziende che hanno senso di responsabilità rispetto alla situazione dell’industria, del Paese e dei lavoratori. In una fase di dazi, crisi e guerre, è impensabile avere uno scontro sul rinnovo del contratto”.

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De Palma rimarca che “in questi anni l’attacco ai diritti dei lavoratori è stato violentissimo: hanno emanato leggi contro il lavoro, moltiplicato i contratti nazionali e favorito la frammentazione dei contratti individuali. Hanno determinato bassi salari, costruito sindacati gialli, non sono intervenuti sugli infortuni, sugli appalti e i subappalti. Senza di noi i padroni del nostro Paese avrebbero già venduto, dismesso e chiuso le fabbriche dentro cui lavoriamo”.

Per il leader sindacale “il primo intervento da attuare, se si vuole fermare il processo di deindustrializzazione del Paese, è bloccare i licenziamenti”. Al governo, dunque, chiede di “ammodernare la struttura degli ammortizzatori sociali necessari e di favorire con una legge la riduzione dell’orario di lavoro per salvaguardare le lavoratrici e i lavoratori dai licenziamenti”.

Venendo alla contro-piattaforma di Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica-Confapi, De Palma sottolinea che “hanno presentato un nuovo modello sul salario per cui il contratto nazionale di lavoro andrebbe rinnovato senza stabilire aumenti certi per gli anni di vigenza. È il modello del ‘gratta e vinci’: arrivi a giugno e scopri com’è andata l'inflazione, e sulla base di questa ti danno i soldi che ti spettano. E se l'inflazione è zero, per quell'anno non hai alcun aumento di salario”.

De Palma ha così concluso: “Non siamo stati noi a volere lo scontro, noi vogliamo solo rinnovare il contratto. Ma se cercano lo scontro, dovranno fare i conti con tutta la nostra dignità. Per questa ragione, in assenza della riapertura dei tavoli di contrattazione entro il 30 di questo mese, il 20 giugno riempiremo le piazze e bloccheremo le città in ogni regione d’Italia con otto ore di sciopero per riconquistare il nostro contratto collettivo nazionale di lavoro”.