Chiedere alle autorità iraniane di sospendere la pena capitale per Sharifeh Mohammadi e adottare una moratoria generale per le esecuzioni capitali. Sono queste le richieste al ministro degli Esteri Antonio Tajani contenute in una lettera inviata da Cgil, Cisl e Uil. Una nuova richiesta, dopo la missiva inviata lo scorso anno, che fa seguito alla notizia – diffusa nei giorni scorsi – che la sezione 39 della Corte Suprema iraniana ha confermato la pena di morte per Sharifeh Mohammadi.

La condanna – si legge nella lettera – era stata sospesa a ottobre dello scorso anno, ma è stata ora riconfermata. Mohammadi era stata arrestata nel 2023 “con l’accusa inconsistente di ribellione armata per le sue attività legate alla difesa dei lavoratori. Durante il periodo di detenzione, trascorso per la massima parte in isolamento, ha subito torture psicologiche e fisiche e le è stato vietato di avere contatti persino con la famiglia”, scrivono i sindacalisti.

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Necessario dunque intervenire a livello internazionale per fermare l’esecuzione, come sollecitato anche dal segretario generale dell’Ituc Luc Triangle che ha scritto al direttore generale dell’Oil Gilbert Houngbo affinché vengano rispettate le convenzioni fondamentali in materia.

"Siamo profondamente preoccupati che la Corte Suprema dell’Iran abbia confermato la condanna a morte dell’attivista sindacale Sharifeh Mohammadi”, scrive Triangle nella lettera: “Il governo dell’Iran non ha cessato la repressione sistematica dei diritti tutelati dalle convenzioni Oil contro gli attivisti sindacali, in questo caso un’attivista donna”.

“Sollecitiamo inoltre il governo dell’Iran a far cadere le accuse contro tutti i sindacalisti detenuti e gli altri difensori dei diritti umani per l’esercizio dei loro diritti, tutelati dalle convenzioni Oil e dalle libertà civili. Il governo dell’Iran deve rispettare i suoi obblighi ai sensi della Costituzione dell’Oil, della Convenzione n.111 e delle conclusioni degli organi di controllo a riguardo”, conclude il segretario dell’Ituc.

“In Iran – sottolineano Cgil, Cisl e Uil nella lettera – da decenni gli attivisti per i diritti dei lavoratori subiscono una repressione letale. Il 1° maggio di quest’anno il Center for Human Rights nel Paese asiatico ha informato che sono 19 gli attivisti sindacali ancora in carcere e centinaia le esecuzioni capitali dall’inizio dell’anno. Abbiamo chiesto alla Csi di attivarsi affinché vengano intraprese azioni anche all'interno dell'Organizzazione internazionale del lavoro per sanzionare le numerose violazioni delle convenzioni fondamentali”.