Milano, 732 euro al mese. Bologna, 632 euro. Firenze, 606. Roma, 575 euro mese. Al quinto posto si piazza Trento, con 544 euro. Studiare non è mai stato così costoso e la speciale classifica di Immobiliare.it delle città universitarie più care lo dimostra. Nel 2025 a fronte di una domanda stabile, i prezzi delle singole sono passati da una media di 461 euro al mese del 2024 a 613 euro: più 152 euro.

Subito dopo la top five si piazzano Brescia con una media di 519 euro al mese, Modena, 506 euro, Padova con 502 euro. Per scendere sotto i 500 euro bisogna arrivare alla nona e decima posizione: Torino, 476 euro al mese, Verona dove uno studente spende 473 euro. Non va meglio a chi sceglie come sede universitaria Bergamo, Venezia e Napoli: per una stanza chiedono rispettivamente 466 euro, 453 euro, 445 euro.

Politiche abitative assenti

“L’ultimo rapporto di Immobiliare.it Insights conferma quello che denunciamo da anni: il caro affitti per gli studenti è fuori controllo – afferma l’Unione degli universitari in una nota -. Quel rincaro, più 152 euro al mese in un anno, è frutto di pura speculazione, resa possibile dall’assenza di politiche abitative”.

E questo accade nonostante che in alcune città italiane la domanda di stanze singole stia iniziando a rallentare dopo anni di forte crescita. Rispetto a 12 mesi fa, per esempio, la richiesta a Torino ha fatto segnare un meno 3 per cento, a Firenze un meno 6, a Milano meno 13, a Verona meno 20, a Bologna e Napoli rispettivamente addirittura meno 38 e meno 47.

In altre storiche città universitarie, invece, l’interesse continua a salire: è il caso di Venezia, che segna un più 30 per cento. da segnalare anche il più 45 per cento di Bari, più 59 di Genova e più 77 per cento di richiesta di stanze singole di Ancona.

Trento in vetta

Se si va a guardare dove sono stati registrati gli aumenti più consistenti dei canoni mensili si scopre che in vetta c’è Trento, più 42,78 per cento, poi Modena, con più 31,43, quindi Brescia con più 30 per cento. Dalla città trentina gli studenti promettono proteste: “Ci saranno azioni, perché queste condizioni sono insostenibili – afferma Diego Cirillo, coordinatore di Udu Trento -. Gli affitti aumentano sistematicamente. Il diritto allo studio dovrebbe garantire gli alloggi, ma diversi universitari vengono sfrattati perché i proprietari non rinnovano il contratto e alzano il prezzo. Sempre meno giovani verranno in centro, cercando stanze fuori città per prezzi più contenuti. Il mercato è già saturo, ma l'arrivo del semestre filtro della facoltà di medicina e chirurgia (quasi 500 iscritti, ndr) di certo non aiuterà”.

Modena senza servizi

Anche a Modena la richiesta supera i 500 euro per camere spesso in condizioni fatiscenti, in un centro che nemmeno offre i servizi e la vita di una vera città universitaria.

“Studiare fuori casa diventa sempre più un lusso per i pochi che se lo possono permettere – afferma Giammarco Fabiano, coordinatore Udu More -, mentre il governo ha sprecato le risorse del Pnrr, investendo con il decreto housing in studentati di lusso gestiti da privati, anziché mettere le istituzioni pubbliche nelle condizioni di ampliare i posti letto a propria disposizione”.

Modena ne è un esempio. Con l’apertura nel 2024 di Camplus già lo scorso anno l’Udu denunciava che la presenza di studentati con camere a 550 euro, in un contesto di per sé fortemente inflazionato, avrebbe drogato il mercato e portato a un aumento dei prezzi dei canoni.

Il Ponte conta, le case no

“Si voltano le spalle agli studenti e si preferisce investire in opere di propaganda piuttosto che affrontare i problemi reali del Paese – dichiara Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale Udu –. L’uso dei fondi del Pnrr per studentati privati di lusso è tutto sbagliato e lo avevamo già detto. Intanto il ministro Salvini ignora l’emergenza e si concentra sul Ponte sullo Stretto, mentre le città universitarie affondano sotto il peso degli affitti”.