Negli ultimi trent’anni i lavoratori hanno subito l’offensiva del capitale, quella culturale che ha puntato all’individualizzazione, quella nell’economia che ha frammentato i cicli produttivi. Questi attacchi hanno messo in difficoltà le persone e anche il sindacato. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: appalti, terziarizzazioni, diverse applicazioni dei contratti, flessibilità, tempo determinato, somministrazione, lavoro autonomo, hanno precarizzato il mercato, diviso, ridotto la capacità e la forza degli organismi di rappresentanza. Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil, la categoria degli atipici, all’assemblea nazionale della Cgil “Rispetto per il lavoro”, il 12 settembre a Bologna, fa un rapido excursus dei fattori e degli eventi che hanno portato alla situazione attuale, per spiegare perché ci sia necessità di mettere in pratica un lavoro comune non solo negli obiettivi ma anche nell’attività contrattuale a ogni livello, con il coordinamento della confederazione.  

“La legislazione ha agito come ancella, a sostengo di questo processo, non ne è la causa: l’ha appoggiato e realizzato – spiega Borghesi -. Tutte le riforme sono andate in questa direzione e quelle varate sui contratti a termine non hanno portato a un aumento della quantità, qualità e produttività. Cioè non hanno raggiunto nessuno degli obiettivi che si erano prefissi, ma hanno condotto a redditi più bassi e a una crescita delle disuguaglianze. Lo confermano istituzioni come la Banca d’Italia e il Fondo monetario internazionale”.

Bisogna quindi chiedere interventi normativi per cambiare rotta ma anche, secondo il segretario del Nidil, mettere in campo attività che ricompongano l’azione sindacale a diversi livelli. In che modo è presto detto: creare un coordinamento delle rappresentanze nei siti dove ci sono più contratti collettivi e più tipologie e provare a costruire in tutte le piattaforme il superamento della precarietà come obiettivo fisso.

“La legge oggi prevede per i rapporti a termine e quelli di somministrazione il 50 per cento di possibilità di utilizzo, in qualsiasi contesto produttivo – prosegue il segretario -. È qui che dobbiamo e possiamo fare la nostra parte. Inoltre, a noi una legge che stabilisca un salario minimo orario che faccia riferimento ai minimi contrattuali, ma stabilisca un pavimento non sfondabile, credo che sarebbe utile, insieme alla legge sulla rappresentanza, applicabile anche alle altre forme come l’autonomo e la partita Iva”.

“Abbiamo bisogno della solidarietà – conclude Borghesi - e dobbiamo costruire luoghi aperti per i giovani, senza gabbie, dove i delegati siano protagonisti e i lavoratori possano essere difesi quando sono in difficoltà. Nella consapevolezza che da solo non vince nessuno”.

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