Pierpaolo Valdes lavora per la Bekaert dal 1998, quando ancora lo stabilimento di Macchiareddu, vicino a Cagliari, era di proprietà della Bridgestone. Oggi è impiegato all’ufficio acquisti del sito in cui si produce cordicella d’acciaio per pneumatici, soprattutto per camion e autobus.
“Il mercato è in forte contrazione - spiega Valdes - e questo determina la crisi che stiamo vivendo”. Da poche settimane, però, la notizia che nessuno si aspettava: Bekaert ha messo in vendita il sito sardo. “Per noi è stato un fulmine al ciel sereno”, prosegue: “Stavamo usando gli ammortizzatori sociali, ma chiudevamo comunque i bilanci in attivo”.
Nel 2023 la fabbrica ha registrato utili per oltre tre milioni di euro. “Quest’anno – sottolinea Valdes – chiuderemo in positivo di circa 700 mila euro, senza nemmeno ricorrere alla cassa integrazione”. Numeri che rendono incomprensibile la scelta di dismettere lo stabilimento: “Ci sono altri impianti Bekaert in Europa che non hanno il nostro livello di qualità e professionalità, eppure siamo noi a essere in bilico”.
Lavoratori e sindacati sollecitano trasparenza e un tavolo al ministero delle Imprese. La multinazionale ha incaricato un advisor per seguire la cessione, ma i lavoratori chiedono che il Mimit affianchi una figura super partes “capace di garantire correttezza e di cercare nuovi investitori”.
Con i suoi 237 dipendenti diretti e decine di addetti dell’indotto, la Bekaert è la più grande azienda metalmeccanica dell'isola. La chiusura del sito aprirebbe una crisi sociale e industriale enorme. “Lasciare a casa così tante persone sarebbe un disastro per il territorio", conclude Valdes: "La maggior parte di noi ha più di 50 anni e nessuno si ricollocherebbe facilmente. Abbiamo paura di non avere più un futuro, né per noi né per le nostre famiglie”.

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