"Questo è un Paese che frana, crolla, si allaga, ma non ha un’idea di prevenzione. Lo dimostra il fatto che un viadotto di poche centinaia di metri diventa pericoloso, determinando il blocco di un’arteria strategica per l'Italia. Perché è chiaro che la chiusura della E45 non è un problema solo per i territori direttamente coinvolti, ma è un grande problema per l'intero Paese”. Con queste parole Vincenzo Colla, vicesegretario generale della Cgil nazionale, ha chiuso oggi (venerdì 5 aprile) il presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil delle province di Perugia, Arezzo e Cesena, che si è svolto presso lo svincolo di Sansepolcro (Arezzo) della E45, la superstrada che collega Orte a Ravenna, attraversando Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna, e che dallo scorso gennaio è stata prima completamente chiusa all’altezza del viadotto Puleto, per ragioni di sicurezza, e poi solo parzialmente riaperta (il passaggio resta interdetto a camion e autobus). 

Dal presidio di Cgil, Cisl e Uil - al quale hanno partecipato anche numerosi lavoratori delle aziende dei territori coinvolti, fortemente preoccupati per le conseguenze che la chiusura dell’arteria sta avendo sulla produzione e quindi sul lavoro - è partito un nuovo appello al governo. “La politica nazionale sembra essersi dimenticata di questa arteria così importante e dei nostri territori, dove insistono tante aziende, anche piccole, nelle quali i lavoratori non hanno tutele e rischiano di pagare sulla propria pelle questa situazione", hanno sottolineato i sindacati: "Si faccia subito tutto il necessario per rimettere in piena sicurezza il viadotto e ripristinare pienamente la E45. Al tempo stesso si avvii una politica di investimenti pubblici nelle manutenzioni e nella prevenzione, perché è di questo che il Paese ha bisogno se vuole invertire il declino che è in atto”.

La chiusura del viadotto Puleto sulla E45, avvenuta il 16 gennaio scorso per ordine del tribunale di Arezzo perché ritenuto pericolante e non più idoneo a sostenere il traffico ordinario, e poi parzialmente riaperto ma interdetto a tutti i mezzi pesanti, sta mettendo in ginocchio l’economia di Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. “La E45 riaprirà anche al traffico pesante, tir e autobus, non più tardi della metà di marzo”, promise il ministro alle Infrastrutture Toninelli il 15 febbraio scorso: siamo arrivati alla prima settimana di aprile, e nulla è successo. “Il 13 febbraio – ricordano Cgil, Cisl e Uil – è stato poi riaperto su una sola corsia alle auto e ai mezzi fino ai 35 quintali, confermando il blocco sostanziale alle merci e agli autobus del turismo e dei pendolari per lavoro e studio, con un impatto economico imponente e possibili riflessi occupazionali”.

Cgil, Cisl e Uil evidenziano anche “il grave stato delle infrastrutture di tutto il territorio dell'Alto Tevere umbro-toscano”: la linea ferroviaria tra Sansepolcro, Città di Castello e Ponte San Giovanni, la superstrada E78 (su cui il precedente governo aveva stanziato 100 milioni di euro, poi “spariti” con l’esecutivo attuale vista l’esclusione dalla lista delle priorità infrastrutturali), la strada statale 219 di Gubbio e Pian d'Assino. I sindacati, insomma, temono che la vicenda del viadotto Puleto diventi “l'ennesima emergenza strutturale che mette in crisi un intero sistema produttivo ed economico”.

Il timore dei sindacati è condiviso anche nei singoli posti di lavoro. “Sono pervenute le adesioni di Rsu di aziende molto significative che stanno subendo difficoltà per il trasporto dei propri prodotti”, spiega una nota di Cgil, Cisl e Uil dell’Alto Tevere: “Dalle aziende dell'automotive di Umbertide (Tiberina Group e Prom), a quelle del commercio (Conad e Coop), che, per quanto riguarda in particolare l'ortofrutta, hanno uno dei principali riferimenti nel mercato di Cesena. Ci sono poi le Rsu di aziende storiche del territorio (come Renzacci, Cartotecnica Tifernate e Nardi) e le Rsu di aziende che negli ultimi anni stanno vivendo un grande sviluppo (come Terex Operation Italy e Cvc Gruppo Trigano), per le quali l'incidenza del costo di trasporto ha un peso rilevante sul costo di produzione complessivo”. Altre adesioni sono arrivate dalle Rsu della ex Fcu, della Giuntini Mangimi e dei Molini Popolari Riuniti, delle cementerie Colacem e Barbetti, della Scacf, della Litograf, del Comune di San Giustino, della Stile Pavimenti in Legno, della Sogepu.

(aggiornamento ore 14.47)