Assemblee, presìdi, incontri con le istituzioni locali. Questo il programma della mobilitazione di lavoratrici e lavoratori del servizio in appalto di customer care di Tim. La protesta, che vedrà lunedì 18 marzo lo sciopero nazionale per l’intero turno di lavoro, è stata indetta da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

I sindacati stanno presidiando prefetture, Regioni, Province e tutti i Comuni interessati per coinvolgerli in una vertenza che riguarda 5 mila addetti nelle città di Cagliari, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Livorno, Matera, Olbia (Sassari), Palermo, Pomezia (Roma) e Roma, alle dipendenze di aziende (Abramo Customer Care, Ennova, Gruppo Distribuzione, Konecta) da anni impegnate nella gestione della clientela di Tim, fissa e mobile, residenziale e business.

Aziende che, dal mese scorso, subiscono un drastico calo dei volumi di attività, affrontato in un primo momento con lo “smaltimento” di ferie e permessi, ma che ora, col protrarsi della contrazione della domanda, vogliono accedere alle misure di sostegno al reddito e stanno avviando le procedure di accesso agli ammortizzatori sociali. In realtà, gran parte del crollo delle chiamate deriva dal processo di digitalizzazione, cui il sindacato sta facendo fronte con la contrattazione sito per sito.

La posizione dei sindacati

“In assenza di strumenti strutturali - scrivono Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - che possano accompagnare questo processo, ci siamo dotati del Fondo bilaterale di solidarietà, proprio per fronteggiare la trasformazione che ha investito il settore”.

I sindacati ritengono che la riduzione dei volumi sia “una mera scelta finanziaria di Tim, decisa a evitare le richieste di assistenza dei clienti per ridurne i costi, scaricando il problema sulle aziende in appalto e sui lavoratori che hanno finora rappresentato la voce di Tim”.

Da qui la decisione di fermarsi il 18 marzo, sollecitando nel contempo il governo a intervenire “su una vicenda che rischia di generare drammi occupazionali per migliaia di famiglie e in territori dove manca qualunque alternativa”.