A settembre scatteranno i licenziamenti. Per i 2.760 lavoratori Almaviva Contact di Palermo, la più grande azienda privata della città siciliana, questi sono giorni terribili. Nell'incontro di giovedì 27 giugno presso la sede di Sicindustria, la società di call center ha confermato la necessità di ricorrere al Fondo di integrazione salariale (Fis) fino al 60 per cento (60 per cento su Tim e Wind, 35 sugli altri servizi e 30 sullo staff), a fronte dello scenario prospettato all'inizio del mese, che prevede una riduzione drastica dei volumi pari al 70 per cento da parte dei committenti Tim e WindTre. E come se questo non bastasse, Almaviva ha aggiunto che, in mancanza di interventi immediati di natura strutturale, sarà inevitabile a settembre l’avvio delle procedure di riduzione del personale.

Forte è la preoccupazione di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc. “L’assenza di prospettive risolutive per il comparto, l’insostenibilità per i lavoratori delle condizioni poste dall'azienda, il drammatico taglio degli stipendi causato dall'ammortizzatore con percentuali senza precedenti, la perdita dei requisiti di accesso al bonus da 80 euro per i part time, unite alla previsione dei licenziamenti, impediscono di raggiungere qualunque intesa”, spiegano in una nota unitaria.

Per i sindacati “non è più rinviabile da parte del governo un piano di interventi strutturali per il comparto. Occorrono regole per gli appalti dei call center, misure per contrastare la delocalizzazione all'estero, il rispetto delle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, l’istituzione di un fondo di settore anche per la riqualificazione”. Slc, Fistel, Uilcom e Ugl rilevano che “siamo di fronte all'ennesimo dramma occupazionale che non riguarda solo Almaviva Palermo, ma coinvolge l’intera filiera produttiva dei call center, che solo in Sicilia occupa 20 mila persone”.

Netta l’opposizione della Slc Cgil. “Non firmeremo mai una solidarietà al 60 per cento. Il cambiamento sta nell'occupazione e non negli ammortizzatori sociali”, spiega il segretario generale palermitano Maurizio Rosso. Per l’esponente sindacale la prima cosa da fare è “arginare le delocalizzazioni all'estero, che in modo massiccio multinazionali e committenti continuano a fare”. E poi servono “regole certe contrattuali per salvaguardare il lavoro, per controllare il volume dei traffici e per l’applicazione di tariffe legate ai contratti nazionali di lavoro”. Altrettanto necessaria è la creazione di un fondo strutturale dedicato al settore dei servizi, che conta in Italia circa 100 mila lavoratori. “Ultimo punto – conclude Rosso – è un'attenzione particolare ai cambiamenti che la tecnologia sta introducendo, con la previsione di un percorso di formazione perenne”.