I precari continueranno a essere precari, gli autonomi a essere senza diritti e tutele, le partite Iva ad avere compensi da fame. La Manovra finanziaria non sposta di un centimetro le condizioni dei lavoratori atipici perché non prevede niente di importante né di interessante sul fronte della lotta alla precarietà. E anzi con l’introduzione dei voucher si registrerà un peggioramento della situazione generale dei lavoratori in alcuni settori.

Manovra cieca

“Con questo primo provvedimento che il governo sta varando si capisce subito qual è la direzione che vuole intraprendere – dichiara Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil, il sindacato che rappresenta gli atipici -. Non c’è nemmeno una minima traccia del percorso che come organizzazioni sindacali abbiamo chiesto di percorrere: un sistema di stato sociale più inclusivo e universale, lotta alla precarietà, riduzione delle tipologie contrattuali. Quindi le motivazioni per lo sciopero ci sono tutte”.

I diritti non si barattano

Anche il nuovo regime forfettario al 15 per cento che porterà il limiti di ricavi a 85 mila euro per le partite Iva non piace ai sindacati: in pratica si barattano i diritti con un’agevolazione fiscale. “L’innalzamento del forfettario è ridicolo, abbiamo bisogno del contrario – prosegue Borghesi -: il problema non è avere un vantaggio fiscale per i redditi alti, ma inserire i lavoratori all’interno di un sistema di tutele che sia corretto. Inoltre, è improprio scambiare fiscalità contro diritti. E poi chi ha un reddito basso, di 15-20 mila euro, non ha nessun beneficio”.

Salario minimo

La media dei redditi delle partite Iva in Italia, dati Inps alla mano, si aggira proprio intorno ai 15 mila euro lordi all'anno. Una miseria. Per questo i sindacati propongono da tempo che i compensi per gli autonomi siano parametrati a quelli dei lavoratori dipendenti. Cioè un salario minimo che prenda a riferimento quello stabilito dai contratti collettivi nazionali maggiormente rappresentativi, sul quale stabilire anche i compensi degli atipici in base alle diverse professionalità.

Dumping inaccettabile

“In questo modo si evita il cosiddetto dumping contrattuale inaccettabile – dice ancora Borghesi -, cioè la concorrenza sleale praticata dai lavoratori autonomi loro malgrado. Il mondo delle partite Iva è molto diversificato. Ci sono i grandi professionisti con grandi redditi, e poi ci sono le persone che si sono trovate costrette ad aprire una posizione o che hanno scelto quel tipo di vita ma che hanno compensi molto bassi”.

Precarietà nel pubblico

Insomma, ci vuole più lavoro ma soprattutto più stabilità nel lavoro, in tutti i settori, a cominciare dalla pubblica amministrazione. “Lasciando da parte la vertenza dei lavoratori somministrati del ministero dell’Interno, basta pensare che per la gestione dei progetti del Pnrr, (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) ci vuole tanto personale, qualificato e non. C’è incapacità di reclutare e spesso si propongono contratti a temine. Secondo le stime della Funzione pubblica, c'è bisogno di un milione e 200 mila posti di lavoro per garantire i servizi essenziali ai cittadini, ma non c’è alcun piano straordinario di assunzioni”.

Mobilitazione e partecipazione

A temine, in somministrazione, in appalto, i lavoratori precari si trovano dappertutto, dal settore della cultura al sistema sanitario, persino nelle sale operatorie.

“Lavoratori che non vengono certo trattati in guanti bianchi – conclude Borghesi -. Il fenomeno è evidentissimo e crescente, in tutti gli ambiti del pubblico. Tra le cose da fare subito ci sarebbe il taglio drastico alle tipologie contrattuali: autonomo occasionale, intermittente, tirocinio extracurriculare che non è lavoro ma che viene usato come tale. Nella legge Finanziaria non ci sono le risposte che cerchiamo e lo sciopero va nella direzione di ribadire le nostre richieste. C’è bisogno di mettere in campo mobilitazioni dei precari e per i precari e una grande partecipazione”.