Nel settore pubblico serve subito un milione e duecentomila posti di lavoro, per garantire i servizi essenziali ai cittadini. In caso contrario, sia l’occupazione che il servizio verso l’utenza sono a forte rischio. È la richiesta che arriva dalla Fp Cgil, nel Report sul Piano straordinario per l’occupazione, presentato a Roma nella sede della Cgil nazionale (qui il rapporto in pdf).

È sempre più urgente un piano straordinario per l’occupazione pubblica di qualità, spiega la Fp, che possa restituire dignità al lavoro e ai servizi pubblici, che archivi definitivamente la stagione dei tagli lineari alla spesa pubblica, del blocco del turn-over, dei tetti di spesa al personale e al salario accessorio, dei mancati rinnovi dei contratti. “La sfida per il rinnovamento della pubblica amministrazione – per il sindacato - parte da un scommessa fondamentale sul fattore più importante che abbiamo a disposizione, che qualifica e sostanzia la produzione di servizi pubblici efficienti ed efficaci: le lavoratrici e i lavoratori”.

Il quadro dei settori

Nello specifico, il rapporto fotografa la situazione dei servizi pubblici. In Italia dal 2000 al 2020, nell’arco di vent’anni, sono “spariti” 200.000 dipendenti pubblici. L’età media del personale è cresciuta di sei anni e mezzo, attestandosi a 50 anni nel 2020. Poi ci sono le prossime uscite dall’impiego: dal 2026 andranno in pensione 300.000 dipendenti, dal 2030 sono 700.000 in tutta la pubblica amministrazione, escluse istruzione e ricerca. Sulla formazione vengono spesi 110 milioni di euro in meno nell’arco di dieci anni.

Il Piano straordinario

Davanti a questi numeri, naturalmente, il piano di assunzioni non è rimandabile. La Fp chiede un piano pluriennale di assunzioni stabili pari a 1.200.000 posti di lavoro, in grado di coprire sia il turn-over al 2030 che i fabbisogni reali di personale stimati. La necessità di lavoratori viene così suddivisa: 180.000 nelle Funzioni centrali, di cui 120.000 per pensionamenti e 60.000 per fabbisogni; 350.000 nelle Funzioni Locali, di cui 220.000 per pensionamenti e 130.000 per fabbisogni; 500.000 nella sanità, di cui 240.000 per pensionamenti e 260.000 per fabbisogni; il restante 170.000 tra personale in regime di diritto pubblico e comparto autonomo, di cui 140.000 per pensionamenti e 30.000 per fabbisogni.

Se il Piano fosse realizzato

Cosa succede con il piano di assunzioni proposto dalla Fp? La ricerca fornisce esempi concreti. Se il piano fosse realizzato, infatti, la durata media di un processo civile si ridurrebbe a due anni; l’attesa media in pronto soccorso diminuirebbe a 60 minuti; i lavoratori tutelati nella salute e nella sicurezza sul lavoro in un anno aumenterebbero da 480 mila a un milione e 300 mila; alle famiglie con bambini si garantirebbe un educatore ogni 5 alunni, invece che ogni 7; un  assistente sociale ogni 4.000 abitanti, invece che ogni 6.500; un medico di medicina generale ogni 1.000 abitanti, invece che ogni 1.500 (o anche 2.000 in alcune Regioni); 7 infermieri pubblici invece che 4 ogni 1.000 abitanti.

Le retribuzioni

Poi c’è il nodo delle buste paga. Anche su questo occorre fare una riflessione. Nell’ultimo decennio, infatti  i salari hanno subìto rivalutazioni mediamente insufficienti per poter coprire l’aumento del costo della vita. È importante sottolineare la differenza tra il periodo che va dal 2010 al 2015, caratterizzato dal blocco della contrattazione, e il periodo 2016-2021 con i rinnovi contrattuali. Infatti, se nella prima fase le retribuzioni medie erano indietro di circa il 7% sull’inflazione, nel 2020 il distacco finale è del 4%. Risulta dunque evidente l’effetto dell’azione sindacale che ha consentito un recupero di almeno il 3% grazie al rinnovo 2016-2018, mentre il 2019-2021 sta ancora dispiegando i suoi effetti.

Un altro punto critico viene rappresentato dalla formazione. Nel 2020, addirittura, non si arriva a una giornata formativa l’anno per dipendente (0,75) con notevoli differenze tra i profili professionali. I più penalizzati sono gli infermieri che non arrivano a mezza giornata (0,41). I dati in sanità risentono naturalmente dell’emergenza pandemica ma nel 2019, in ogni caso, la media di giornate formative di un infermiere erano 1,16 l’anno.

Le richieste

La Fp Cgil riassume quindi le sue richieste. Tra queste, ci sono la proroga di tutte le graduatorie in scadenza, sospensione dei tetti di spesa al personale e rapida definizione delle procedure concorsuali attive; la stabilizzazione degli oltre 87.000 precari della pubblica amministrazione; la strutturazione a regime, dal 2027 in avanti, delle articolazioni organizzative strategiche per un funzionamento più efficace ed efficiente delle amministrazioni centrali, a partire dall'Ufficio per il processo del ministero della Giustizia; il proseguimento nell’applicazione delle nuove norme contrattuali sullo smart working, utile per una maggiore flessibilità organizzativa che sarà in grado di conciliare gli obiettivi delle amministrazioni con le esigenze dei dipendenti (e che agevola anche la sostenibilità ambientale intervenendo sul decongestionamento delle città e produce un risparmio per le amministrazioni); gli investimenti sulla formazione e l’aggiornamento professionale dei dipendenti, per garantire adeguati percorsi di crescita professionale ed economica (svincolando le risorse dai contratti nazionale pari a più dell’1% del monte salari e dai vincoli di spesa, in particolare per funzioni locali e sanità).

I commenti

A commentare il rapporto è stata Serena Sorrentino, segretario generale della Fp Cgil: "Chiediamo un piano straordinario perché l'ordinarietà delle politiche sono assolutamente inadeguate e insufficienti per la sfida che abbiamo davanti.- ha detto -. Gli effetti del blocco del turn-over e delle retribuzioni sono depressivi, ossia abbiamo lavoratori non sostituiti e l'inflazione cresciuta molto di più delle retribuzioni. Laddove c'è stato il ricorso alla negoziazione, però, vediamo che la contrattazione pubblica è riuscita a recuperare l'inflazione in modo più efficace". C'è il problema dei precari: "Il blocco del turn-over ha determinato la crescita del precariato. La sanità ha avuto in dieci anni il raddoppio del ricorso alla somministrazione, attenuato solo grazie agli accordi sindacali. Con le intese invertiamo una tendenza, ma non sono sufficenti", perché quelli del rapporto "sono numeri che fanno tremare le vene ai polsi". Insomma "serve una svolta qui e ora, di visione e di sistema".

È poi intervenuto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. "La legge di bilancio non si pone il problema del superamento della precarietà nei vari settori pubblici - ha detto Landini - e non trova di meglio da fare che ripristinare i voucher, rendendo più strutturale la precarietà". Per il leader di Corso d'Italia "mettere al centro il lavoro pubblico significa pensare a processi di riforma dei servizi che possono essere il motore di un nuovo sviluppo del Paese". In manovra, ha ricordato, "manca poi una riforma fiscale e una riduzione della tassazione del lavoro dipendente". Per tutti questi motivi la Cgil sta portando avanti la sua mobilitazione.

IL RAPPORTO INTEGRALE IN PDF