È stata molto vasta l'adesione allo sciopero dell'ex Ilva, di quattro ore in tutta Italia e quattro ore a Taranto. A dirlo è il responsabile nazionale siderurgia della Fiom, Gianni Venturi. "Lo sciopero di oggi- spiega - in tutti gli stabilimenti del gruppo Acciaierie D'Italia, ex Ilva, e la massiccia adesione dei metalmeccanici allo stesso e alle manifestazioni di Taranto e Genova segna l'avvio di una fase di mobilitazione che dovrà conseguire concreti e significativi risultati".

Basta agonia dei siti

Infatti, a suo avviso, "non si può assistere a una lenta e inesorabile agonia degli impianti, al deterioramento delle condizioni di sicurezza, al permanere di un utilizzo così ampio e unilaterale degli ammortizzatori sociali, al taglieggiamento delle imprese e delle condizioni dei lavoratori nell'indotto. Occorre una svolta in tempi rapidissimi".

Per il sindacato non è certo pensabile arrivare al 2024 in queste condizioni. "Si deve sciogliere adesso il nodo dei rapporti con Arcerlor Mittal: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti, nazionalizzando o comunque diventando maggioranza da subito nel Consiglio di amministrazione".

Fiom Taranto: impianti allo Stato

''Siamo in strada a scioperare per rivendicare una soluzione per i lavoratori che può realizzarsi solo attraverso un intervento pubblico: lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti. Nessun futuro con Arcelor Mittal". Lo scrive la Fiom Cgil di Taranto sulla sua pagina facebook. Commentando le prime 24 ore di stop, aggiunge la sigla, continua la battaglia "per impedire un processo di desertificazione ambientale e industriale del territorio ionico". La mobilitazione si articolata su tre turni con presidi e il corteo che, partito dall'azienda, si è concluso davanti al municipio della città.

Il sindaco incontra i sindacati

Il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci ha incontrato i sindacati. Da parte loro, le organizzazione dei lavoratori "hanno esposto la preoccupazione derivante dalla situazione disastrosa dell’ex Ilva sotto ogni profilo, non ultimo aggravata dalla comunicazione unilaterale inviata da Acciaierie d’Italia a numerose aziende dell’indotto, relativamente alla sospensione di attività di manutenzione ordinaria e servizi che venivano effettuate sugli impianti produttivi dello stabilimento di Taranto". Così in una nota congiunta. 

Le sigle "giudicano questa azione come l’epilogo di un atteggiamento che l’azionista di maggioranza della società (ovvero Arcelor Mittal) continua ad avere dal suo arrivo a Taranto. Da anni infatti denunciamo in ogni sede e a tutti i livelli istituzionali, i continui ricatti e pretesti adottati dal soggetto privato nei confronti del governo italiano, che continua a utilizzare migliaia di lavoratori della nostra comunità come scudo umano per i propri interessi.

Le richieste

I sindacati hanno quindi ribadito le proprie richieste davanti al sindaco. In particolare, lo Stato deve acquisire il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, anticipandola da subito, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi pubblici e la loro destinazione; Acciaierie d’Italia deve ritirare il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto; il governo deve costituire un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per subordinare i suddetti finanziamenti a un indirizzo chiaro da un punto di vista ambientale, sanitario, industriale e occupazionale prevedendo un monitoraggio costante a tutela del rispetto delle condizioni di salute e sicurezza all’interno del sito produttivo di Taranto.

Infine, aggiungono, l'esecutivo deve garantire la prospettiva occupazionale dei lavoratori Ilva in AS, emettendo nel frattempo il decreto apposito in legge di bilancio riguardante il rifinanziamento dell’integrazione salariale alla cigs, così come previsto da due accordi ministeriali in essere.