Rafforzare la collaborazione tra categorie affinché la contrattazione inclusiva non sia solo un titolo ma diventi sostanza delle azioni sindacali e percorsi da fare assieme. È questo l’obiettivo del protocollo firmato oggi da Filt e Nidil Cgil durante il comitato direttivo che si è tenuto il 22 marzo, per cooperare a livello nazionale e territoriale nel settore dei trasporti e della logistica, che in questi anni è stato caratterizzato da un grande paradosso: a fronte di una crescita delle persone e delle merci movimentate e del numero degli addetti, non c’è stato un proporzionale miglioramento della condizione dei lavoratori. Un fenomeno che si è tradotto in una generalizzazione delle esternalizzazioni, un ricorso al dumping contrattuale, una diffusione capillare dei rapporti precari.

“Questo protocollo intende integrare l’azione contrattuale delle due strutture su tutti i territori, a livello nazionale e regionale – spiega Stefano Malorgio, segretario generale Filt Cgil -, affinché dentro le piattaforme della categoria e nella valutazione degli accordi che la categoria fa siano inseriti fortemente i temi del superamento della precarietà della stabilizzazione dei lavoratori. Proviamo a usare uno strumento organizzativo che è coerente con le scelte della conferenza di organizzazione, per far compiere un passo in avanti alla Cgil sul piano della tutela di tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto che gli viene applicato”.

Filt e Nidil hanno già da tempo iniziato a collaborare su due grandi progetti, l’accordo di Amazon (driver) e quello di Just Eat (rider): “Un lavoro che ha prodotto buoni frutti – afferma Malorgio - perché siamo riusciti a mettere insieme diverse tipologie di lavoratori integrandoli negli accordi. È un’esperienza assolutamente importante che abbiamo deciso assieme di generalizzare”.

Per il segretario generale Nidil Cgil Andrea Borghesi il protocollo è uno strumento in mano alle strutture, nazionale e territoriali, affinché di realizzi un coordinamento delle rappresentanze nei luoghi di lavoro dove ci sono più figure contrattuali diverse: “È un modo per provare a ricomporre il campo della rappresentanza e cioè costruire i presupposti perché le persone abbiano condizioni di lavoro migliori rispetto a quelle che hanno oggi – afferma il sindacalista -. Il lavoro precario ha bisogno di creare nuove tutele anche nell’ambito della contrattazione, e non solo per via legislativa”.

Per contrastare la grande precarizzazione dei rapporti di lavoro, oltre alla strada delle normative, attraverso cui chiedere modifiche e cambiamenti delle regole del mercato, ce ne sono altre due: “E attengono anche alla nostra responsabilità – sostiene la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -. La crescita della rappresentanza contrattuale dei precari, nel pieno coinvolgimento e nella valorizzazione delle loro istanze, e poi la pratica contrattuale, cioè costruendo piattaforme inclusive che mettano il superamento della precarietà al centro delle nostre rivendicazioni. Protocolli come quello di oggi sono molto importanti per dare gambe e sostanza all’idea della contrattazione inclusiva”.