Questione sociale, questione di democrazia. Questo il messaggio lanciato al governo da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, parlando ai lavoratori e alle lavoratrici della Gkn e alle migliaia di partecipanti alla manifestazione che questo pomeriggio, 18 settembre, si è tenuta a Firenze. Una intera città è scesa in piazza non solo per manifestare contro i licenziamenti che il Fondo inglese Melrose ha annunciato per gli addetti dello stabilimento fiorentino, ma contro la logica della delocalizzazione spinta da logiche di profitto.

Logica che porta anche ad abbassare le risorse investite in sicurezza. Proprio a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, l’ultimo incidente mortale sul lavoroGiuseppe Siino aveva 48 anni, venerdì sera era alla fine del suo turno di lavoro ed è rimasto schiacciato in un macchinario della fabbrica di moquette nella quale lavorava da oltre 20 anni. "A pochi metri da noi. Quasi come tutto attorno a noi volesse ricordarci quanto questo mondo sia ormai intollerabile, quanto è irrimandabile insorgere”, questo il post su Facebook che gli operai della Gkn hanno scritto a poche ore dall’incidente che si è verificato vicono alla sede del loro stabilimento.

La storia della Gkn è nota. A luglio il Fondo Melrose decide di chiudere la fabbrica fiorentina non per penuria di ordini ma per aumentare i profitti, e di spostare la produzione in Polonia. Gli operai non ci stanno e comincia la mobilitazione. La Fiom fiorentina si rivolge al tribunale denunciando l’impresa per attività antisindacale. Nel frattempo il governo apre un tavolo al ministero dello Sviluppo economico e lunedì 20 settembre è previsto un incontro per trovare soluzioni alternative alla chiusura del sito. Se non vi saranno novità, il 22 settembre dovrebbero partire le lettere di licenziamento all’indirizzo dei 422 lavoratori. La mobilitazione di oggi, con quelle delle settimane scorse, ha l’obiettivo non solo di scongiurare la perdita di quei 422 posti di lavoro, ma anche di denunciare, appunto, la logica che porta alla delocalizzazione di imprese che lavorano e hanno ordini per aumentare i guadagni di pochi.

 

 

 

“Stiamo chiedendo al governo  - ha ricordato Landini - che, insieme a noi, faccia cambiare questa idea all’impresa e si determinino le condizioni per una continuità produttiva, anche, se necessario, cambiando la proprietà o trovando altri soggetti che siano disponibili a continuare la produzione, visto che l’azienda non solo non ha crisi ma ha un mercato e la possibilità di proseguire le attività”.

E insorgemmo a riveder le stelle” è lo slogan lanciato dal Collettivo di fabbrica per chiedere alla cittadinanza di dar voce alle diverse vertenze che attraversano il Paese, dalla Whirlpool alla Riello e alla Timken, solo per fare alcuni esempi, occupando le vie del capoluogo fiorentino. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la segretaria generale della Cgil Toscana Dalida Angelini, che ha affermato: “Riprendiamoci le piazze, unificando le crisi in una vertenza generale per il lavoro”.

Tanti e tante davvero, oltre 30 mila hanno accolto l’invito a non rimanere in casa e a rivendicare un’attenzione diversa al lavoro. E infatti il leader di Corso d’Italia ha aggiunto: “Credo che si ponga il tema che anche il nostro Paese si doti di una legge che non solo dia più tempo per discutere, ma possa favorire possibilità di reindustrializzazione, e altre attività che utilizzino le competenze. Quando succedono vicende come questa non c’è solo la perdita di posti di lavoro, ma c’è perdita di competenze. Questa di Firenze è una grande giornata di mobilitazione proprio perché è una questione che non riguarda solo quei lavoratori, ma tutto il territorio. È una questione di tutto il Paese. Mi auguro che il governo faccia fino in fondo la propria parte perché un comportamento come quello di questo Fondo non è un danno solo per i lavoratori, ma è un affronto anche alla nostra società civile e alla nostra democrazia”.

Francesca Re David, segretaria generale Fiom Cgil, alla manifestazione