Chi pensa che gli autisti di Uber o Amazon, o i rider che affollano le nostre città, appartengano a un mondo a parte, certo da tutelare, ma pur sempre un mondo a parte, si sbaglia di grosso. È quanto sostengono due giuslavoristi, Antonio Aloisi e Valerio De Stefano, in un bel libro, Il tuo capo è un algoritmo, da poco pubblicato con Laterza. Il modello delle piattaforme digitali, vale a dire “il rimpiazzo di rapporti stabili con prestazioni istantanee, fragili, a chiamata, va considerato come un esperimento in corso, un banco di prova a tutti gli effetti”, ammoniscono i due autori, il cui esito potrebbe essere la piattaformizzazione di molti mestieri.

Il saggio tematizza e riepiloga molto utilmente tutti gli aspetti che riguardano, a oggi, il mondo del lavoro e le tecnologie. Gig economy, piattaforme digitali, applicazione dell'intelligenza artificiale e degli algoritmi alla selezione e valutazione del personale, gestione e governo dell'innovazione, coinvolgimento dei sindacati, contrattazione.

Il tuo capo è un algoritmo non è un libro contro l’innovazione. Ma l’innovazione, chiariscono gli autori, va governata con consapevolezza, lucidità e responsabilità. Per porre argine a un "cattivo governo" delle tecnologie esiste il diritto del lavoro, ossia quell’apparato di norme che i due autori difendono appassionatamente, rivendicandone l'estrema attualità e utilità contro chi le vorrebbe archiviare a strumentario del secolo scorso.

La citazione

"Contrariamente agli allarmi sull’obsolescenza del rapporto di lavoro standard sulla scia delle perturbazioni tecnologiche e dell’ascesa di modelli di business alternativi, le istituzioni sociali esistenti, in particolare il lavoro subordinato e il suo corredo di tutele, possono benissimo coesistere con la modernizzazione più avanzata, anche nell’era delle fabbriche intelligenti, dei sistemi iperdigitali e del lavoro tramite piattaforma. Non solo: queste istituzioni possono fungere da veri e propri facilitatori dell’innovazione, dal momento che offrono soluzioni giuridiche sostenibili alle esigenze di un’impresa che intende sperimentare."