Ci sarà lavoro dopo il carbone. E dev’esserci vita. Reddito. Prospettiva. Salute. Rispetto dell’ambiente. A Civitavecchia oltre 460 metalmeccanici lo pretendono per la città, per sé stessi e per le loro famiglie, e per i lavoratori che ancora non ci sono, quelli del futuro, che forse neanche sono nati, ma la cui occupazione ed esistenza dipendono dalle scelte presenti. 

Tutto ruota attorno all’Enel, il gigante di Civitavecchia. La decisione, sulla carta, è presa. Si chiama phase out. Significa mettersi alle spalle, nella centrale di Torrevaldaliga Nord, la produzione di energia a carbone. Avviarsi entro il 2025 a una transizione energetica basata sul turbogas (sempre e comunque un combustibile fossile). 

Ma le tute blu - affaticate da una vita in appalto e in subappalto - che adesso si occupano della manutenzione necessaria a tenere aperta Torrevaldaliga Nord, e la cui opera è indispensabile alla vita della centrale, che fine faranno? Col turbogas il 90% di loro non sarà più necessario. Ne resteranno trenta, quaranta. Non è una prospettiva che possano accettare. Ossia: non è proprio una prospettiva. E la Fiom Cgil, che sta al loro fianco, lo sa fin troppo bene.

Civitavecchia è uno dei porti più rilevanti del Mediterraneo. Eppure il lavoro qui non gode di buona salute. Alla città occorre una politica industriale e di sviluppo, ma sembra paralizzata in attesa che Enel si muova. Quando deve convivere con un gruppo industriale di tale grandezza, una comunità corre il rischio di perdere la parola, le proposte, o che, pur avendone, nessuno le ascolti. Non succede solo a Civitavecchia. Occorre che inizino a muoversi istituzioni locali e nazionali. Non si può cambiare il volto industriale di una città lasciando che cittadini, lavoratori e impresa se la vedano da soli. 

Il sindacato, intanto, prova a fare la sua parte. Giuseppe Casafina, segretario generale Fiom Civitavecchia Roma nord Viterbo, è un dirigente sindacale giovane e pieno di energia, e di idee. La sua giornata tipo sono viaggi in auto, assemblee, trattative, nella copertura di un territorio molto vasto e complicato. Si diceva delle idee. Casafina, che è originario di Taranto (non una città qualsiasi), le ha chiare e le ha spiegate in un nostro precedente servizio: “La nostra generazione ha il dovere di andare verso una produzione sostenibile per diritti, ambiente, ritmi, orari e condizioni di lavoro. Un territorio con le caratteristiche industriali e geografiche di Civitavecchia può continuare ad avere un ruolo nella strategia energetica nazionale costruendo sul posto tutti gli impianti utili alla produzione di energia pulita; e nella cantieristica cominciando con le navi da crociera. Rivendichiamo un progetto industriale territoriale per tutelare il lavoro di tutti e per recuperare la disoccupazione con cui abbiamo fatto i conti per troppo tempo”.

Dal 15 giugno al 2 agosto 2020, per sette settimane, la centrale di Torrevaldaliga Nord entra nella sua fermata decennale. Una fase delicata e piena di lavoro: manutenzione, pulizie, riorganizzazione, controlli… Molti operai lavoreranno, entreranno e usciranno dalla centrale mentre si dovrà rispettare il protocollo anti-Covid e tutte le disposizioni anticontagio. 

Paradossalmente, anche quando inizierà lo smantellamento degli impianti a carbone, gli operai avranno molto lavoro. Ogni dismissione porta molto lavoro. Ma dopo? Bisogna che a questo “dopo” smetta di seguire un punto interrogativo. Che arrivino invece due punti, la spiegazione e l’attuazione di un progetto valido e, infine, un punto e a capo.