Alitalia tornerà a essere la compagnia di bandiera, in mano interamente pubblica. Ma inizierà questo nuovo percorso con una dotazione minore di aerei, confidando di poter crescere nel tempo. Questa la prima grande novità della due-giorni di governo e sindacati dedicata alla società aerea. La seconda, relativa all'incontro di oggi (martedì 24 marzo) che si è concluso nel tardo pomeriggio, è che l’accordo per la cassa integrazione – voluto dalla Filt Cgil – ancora non si è trovato. La trattativa è stata rimandata al 3 aprile prossimo: per ora i numeri restano gli stessi (3.960 dipendenti), ma non è escluso che nei prossimi giorni il commissario straordinario possa fare una richiesta integrativa, con i numeri aggiuntivi di cui avrebbe bisogno.

“Se c'è un intervento pubblico, sul piano del principio, io non sono contrario”. Questo il commento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini all'annuncio della nazionalizzazione della compagnia. “Il problema è per quale idea di Alitalia e per quale progetto industriale, che io ancora non ho chiaro”, ha poi aggiunto: “Sulla vicenda Alitalia ci sono stati responsabilità e ritardi nei vari governi che si sono succeduti, di destra e di sinistra. Un settore di questa natura è strategico per il Paese. La questione, però, non è tanto mettere soldi pubblici, ma metterli per fare in modo che non produca perdite e per salvaguardare l'occupazione”.

La nuova Alitalia partirà con una “flotta ridotta”: un numero di aerei sensibilmente inferiore a quello attuale, che è di 113 velivoli (41 di proprietà, il restante in leasing, con un'età media di 13 anni). Questo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (presente assieme al commissario straordinario Giuseppe Leogrande e ai ministri dei Trasporti De Micheli e del Lavoro Catalfo) lunedì 23 marzo ai sindacati, nel corso di una conference call sulla situazione della compagnia aerea. La newco pubblica è “l’unica alternativa al fallimento”, visto che la “liquidità in cassa sta terminando”, ha spiegato Patuanelli, precisando che nel board aziendale troveranno posto anche i rappresentanti dei lavoratori (sull'esempio di Lufthansa, dove nel Comitato di sorveglianza sono presenti i dipendenti).

“Nell'incontro il governo ha espresso la volontà di nazionalizzare Alitalia, esigenza manifestata da tutti i ministri presenti alla riunione”, spiega Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil e responsabile del trasporto aereo. Riguardo alla “flotta ridotta”, l’esponente sindacale evidenzia che “non si debbono fare i calcoli sull'operatività attuale (circa 25-30 aerei, ndr). La crisi finirà, e una compagnia organizzata su un numero troppo ristretto di velivoli diventa facilmente preda del mercato. La nuova Alitalia deve nascere con un’idea di sviluppo e di aumento dei voli: la flotta, quindi, andrà tarata su esigenze più grandi e più ambiziose”.

La vera questione è l’assenza di un piano industriale. “Il governo non ci ha detto come vuole fare quest’operazione, se in un’unica azienda o se mediante il cosiddetto spezzatino, non ci ha detto qual è il perimetro aziendale, quanti dipendenti sono coinvolti, quale network organizzare”, prosegue Cuscito. Il ministro Patuanelli ha aggiornato la riunione alle prossime settimane, mentre il commissario Leogrande ha parlato di un paio di mesi di tempo per chiudere la pratica (in considerazione dei numerosi adempimenti formali e degli impegni che andranno assunti dal ministero dell’Economia). “Il nostro giudizio è sospeso”, conclude il segretario nazionale Filt: “Condividiamo la necessità di quest’operazione, ma riteniamo che la compagnia debba nascere con molti più aeroplani, proprio per avere quella sostenibilità industriale che gli permetta di stare sul mercato nel momento in cui il mercato ripartirà”.

La conference call di oggi (martedì 24 marzo), invece, è stata dedicata alla richiesta di cassa integrazione straordinaria avanzata dalla società. Va detto subito che si è registrata una fumata grigia, il vertice è stato aggiornato al 3 aprile prossimo. La richiesta di Alitalia è di altri sette mesi di cigs per 3.960 dipendenti, dal 24 marzo al 31 ottobre: agli attuali 1.175 lavoratori (di cui 70 comandanti, 95 piloti, 340 assistenti di volo e 670 personale di terra) andrebbero ad aggiungersene altri 2.785 per l'emergenza epidemiologica (143 comandanti, 182 piloti, 780 assistenti di volo e 1.680 personale di terra).

“Condividiamo l’idea di mettere mano agli ammortizzatori sociali, quindi anche al percorso di cassa integrazione, abbiamo però chiesto al governo di fare luce su una serie di aspetti applicativi che per ora non permettono il pagamento della cassa integrazione, che già c’è in Alitalia, a tutto il personale navigante”, espone Cuscito, rimarcando che attualmente “i decreti applicativi sono bloccati, quindi firmeremmo un accordo che non ha sostenibilità, cioè i lavoratori non prenderebbero i soldi”. L’augurio del segretario nazionale della Filt Cgil è che “si possano superare questi ostacoli che non permettono il pagamento della cassa al personale navigante, in modo da poter arrivare il 3 aprile a finalizzare l’accordo”.

Mercoledì 18 marzo, intanto, si è chiuso il bando per la vendita di Alitalia, predisposto dal commissario straordinario Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Gianfranco Zeni (assistiti dall’advisor Rothschild e dallo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli e partners). Bando sostanzialmente superato, però, dalla decisione di nazionalizzare la compagnia. Per l’acquisto dell’intera compagnia sono arrivate tre offerte: Almaviva (in cordata con altre imprese dell’information technology), il finanziere e patron della compagnia colombiana Avianca German Efromovich (Synergy Group) e Us Aerospace Partners (che ha già acquisito la fallita Wow Air islandese). Altre tre offerte sono arrivate esclusivamente per l'handling, mentre due solo per la manutenzione. Entro mercoledì 25 marzo l'advisor Rothschild comunicherà ai proponenti l’eventuale ammissione alla fase successiva (data room). L'orientamento dell’esecutivo è quello di mantenere in mano pubblica la maggioranza azionaria, assegnando invece quote di minoranza alle offerte particolarmente vantaggiose o che assicurano alla compagnia un surplus di valore aggiunto.