Dichiarazioni dei redditi, Isee, Dsu, e ora anche le domande per il reddito di cittadinanza. L’attività dei Caf è sempre più intensa. E proprio oggi (18 aprile), nel corso di una conferenza stampa, a Roma, sono stati illustrati i primi risultati della campagna relativa al reddito di cittadinanza e al ruolo assunto dai Centri di assistenza fiscale a favore dei cittadini. Ruolo, ancora una volta vincente, stando ai numeri snocciolati stamane.

“Al 15 aprile, sono circa 650 mila le domande depositate o prenotate dagli italiani presso i nostri 70 uffici autorizzati – spiegano i dirigenti della Consulta dei Caf –. Ciò ha comportato un vero e proprio tour de force per tutte le strutture associate, con assunzioni ad hoc di personale avventizio per far fronte alla nuova mole di lavoro. Anche se, dopo il picco di marzo, la tendenza è improntata al ribasso e si registra un rallentamento, per un totale di 100.000 richieste nelle prime due settimane di aprile. La misura del governo è percepita nel quadro della lotta alla povertà, mentre non viene ritenuta dalla quasi totalità degli italiani come un provvedimento di politica attiva del lavoro”.     

“Dopo 25 anni di attività, ci confermiamo una risorsa per il Paese, nel ruolo di presidio di socialità per i cittadini – hanno affermato Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, coordinatori della Consulta nazionale dei Caf –. Su quattro domande presentate, tre passano per i Caf, con punte raggiunte al Centro e al Sud, mentre nel Nord prevale la scelta degli uffici postali o per via telematica. Pare evidente che chi usufruisce di altri sostegni al reddito ne attenda l’esaurirsi, e chi ritiene eccessivi i controlli o si sente in difficili condizioni per nuove opportunità di lavoro stia cercando di comprendere, dall’esperienza di amici e conoscenti, come comportarsi. Certamente, potremo considerare terminata questa prima fase quando i Caf non avranno più appuntamenti che impegnano le strutture e gli operatori si dedicheranno totalmente alla campagna fiscale 2019, che inizia ora”.

Sempre nel corso della conferenza stampa, sono state rese note le cifre relative alle dichiarazioni dei redditi 2018: 17,6 milioni, equivalenti all’87% del totale, che i centri Caf hanno trasmesso all’Agenzia delle entrate, mentre all’Inps sono state spedite 6,2 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) dei nuclei familiari (97%), valide ai fini del calcolo Isee, con un incremento di circa il 10% sul 2017. In base ai dati del Mef, oltre 41 milioni di contribuenti hanno presentato la dichiarazione Irpef, con un reddito complessivo pari a 838 miliardi e un valore medio di 20.670 euro. L’imposta netta complessiva è pari a 157,5 miliardi, con un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente. Di questi, il 50,3% assolve all’obbligo dichiarativo utilizzando il modello 730. Le deduzioni ammontano a 35,5 miliardi, suddivise tra abitazione principale e oneri deducibili. Invece, le detrazioni salgono a quasi 70 miliardi. E sono composte in prevalenza da redditi da lavoro dipendente e pensione (62%).

Non mancano le criticità. Le principali attività dei Caf (modello 730 e Dsu per Isee) sono da tempo esposte a forti difficoltà economico-finanziarie, hanno rimarcato i dirigenti della Consulta. Dopo la "semplificazione fiscale", avviata nel 2014 con il 730 precompilato, sono state imposte maggiori responsabilità ai Caf  e rimodulati i compensi ministeriali, dentro un tetto di spesa di 316 milioni. Successivamente, con la crescita delle dichiarazioni on line, i commissari governativi della spending review hanno operato nella legge di Stabilità 2016 un taglio del tetto di spesa di 100 milioni in quattro anni, operazione che si completerà quest’anno quando il compenso medio per ogni singola dichiarazione scenderà sotto i 10 euro (9,74). Questo, malgrado non vi sia stata alcuna riduzione dell’attività dei Caf, circa l’ammontare delle dichiarazioni effettuate.

“Come per il reddito di cittadinanza – aggiungono Bagnoli e Soldini –, anche per il modello 730 il soggetto principale da cui gli italiani si fanno assistere sono i nostri uffici. Un’attestazione di fiducia che rafforza il nostro ruolo d’intermediari nel difficile rapporto fra Stato e utenti. Ciò nonostante, i pesanti tagli operati sui compensi ministeriali da precedenti leggi finanziarie che oggi riconoscono economicamente ai Caf due modelli 730 su tre, che dal prossimo anno diventeranno poco più di uno su tre: il tutto, attraverso un compenso medio simile a quello erogato per il reddito di cittadinanza”.