PHOTO
“La manovra del governo è totalmente inadeguata e non centrata rispetto ai bisogni veri del Paese. È una specie di ‘manovra-Twitter’, nel senso che non guarda minimamente al futuro e si ferma alla scadenza elettorale di maggio. In pratica, un’operazione di uscita di cassa con investimenti sulla povertà per mantenere la povertà. L’Italia ha invece bisogno di far ripartire investimenti di altro genere, per esempio di spendere i soldi che già ci sono per i cantieri e sono bloccati. Investimenti che dovrebbero guardare soprattutto al Sud per creare lavoro e riprogettare le grandi filiere strategiche”. A dirlo è il vicesegretario della Cgil Vincenzo Colla ai microfoni di RadioArticolo1.
Sui cantieri in particolare, osserva il dirigente della Cgil, “siamo giunti a una discussione che ha dell’incredibile. Ma come si può pensare – si domanda – di interrompere un appalto di 2 miliardi 300 milioni, con macchinari che costano milioni di euro? E poi, diciamoci la verità, la logistica è un fattore strategico per il nostro Paese e noi dobbiamo fare un grande investimento, anche dal punto di vista ambientale, per passare dal motore a scoppio ai binari; dobbiamo creare le grandi direttrici per collegare i porti. È questa è la più grande operazione ambientale e lì, lo ricordo, si possono collegare anche altre filiere produttive come l’agroalimentare e il turismo”.
Il riferimento ai cantieri non è solo alla Torino-Lione: “Penso al Terzo Valico, alla Bari-Napoli e al collegamento Salerno-Reggio Calabria”, aggiunge Colla: “Dopo l’importante manifestazione dello scorso 9 febbraio, il prossimo 15 marzo saremo di nuovo in piazza, stavolta con gli edili, proprio per dire che vogliamo aprire i cantieri e che un nuovo modello per creare lavoro è possibile. Devo dire che su questo vedo il governo posizionato da tutt’altra parte. Ora, per esempio, si discute tanto di sicurezza. Tra un po’ partirà un'altra discussione sui vaccini, ma qui noi abbiamo bisogno di cantieri strategici. Del resto cosa c'è di più di insicuro quando non hai lavoro?”.
Il discorso ruota attorno alle pessime previsioni sui conti italiani, ormai si parla di un Pil allo 0,2 o 0,4: “Quando sei in quella fascia – sottolinea l’esponente della Cgil – hai un problema serio per almeno tre motivi: il debito cresce, non si crea un posto di lavoro in più, e alla fine si rischia di andare in auto-avvitamento rispetto al manifatturiero per il crollo del mercato interno”. In tutto ciò “ci stiamo quasi abituando ad avere uno spread a 300 come se fosse un fatto ordinario, come se i flussi finanziari non fossero fondamentali per reggere dentro a questa crisi”. Un esempio? “Guardiamo ancora al all'edilizia: se io prendo quattro grandi imprese con appalti importantissimi, dal Mose alla Tav alla Bari-Napoli, cioè Condotte, Toto, Astaldi e Cmc, scopro che hanno tutte un problema finanziario. Eppure stiamo parlando di aziende con competenze splendide e capacità professionali invidiate in tutto il mondo. Il guaio – conclude – è che se le blocchiamo dal punto di vista del loro funzionamento, alla fine si blocca il Paese”.