"È evidente la volontà della Commissione europea di voler stravolgere l’assetto giuridico delle nostre Autorità di sistema portuale, indirizzandolo verso la configurazione di impresa pubblica, oppure di ente pubblico economico”. Così Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil sul nuovo pronunciamento dell’Ue sugli aiuti di stato per i porti, spiegando che “la Direzione generale per la concorrenza va ben oltre le contestazioni riguardanti l’esenzione del pagamento dell’imposta sui canoni demaniali da parte delle Adsp, contestando ora anche la tassa di ancoraggio e sulle merci sbarcate e imbarcate, definendole attività economiche”. 

“La Commissione - proseguono le tre sigle di categoria - insinua che il nostro mercato portuale sia in concorrenza con quelli della logistica ferroviaria o aeroportuale e lo fa senza tener conto che in Italia c’è la legge 84/1994 sui porti a controllare e regolare il mercato. Con questa decisione, in maniera maldestra, si cerca di azzerare la legge speciale sulla portualità e si rischia di radere al suolo l’intera struttura normativa e legislativa esistente, annientando decenni di lavoro e di lotte per la salvaguardia dei lavoratori portuali e la regolamentazione di un mercato particolare come quello dei porti”.

Secondo i sindacati, “è sbagliato paragonare il nostro sistema a quello degli altri paesi dell’Ue, dove i porti sono delle vere e proprie imprese, perché offrono servizi. Ancora oggi, è evidente la sottovalutazione con cui i nostri governi hanno affrontato, a partire dal 2012, tale criticità e, conseguentemente, non sono stati per niente convincenti sulle sostanziali diversità fra noi e l’Europa”.

“Ora più di prima - chiedono le organizzazioni confederali dei trasporti -, è necessario e urgente un incontro con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per capire quali sono le azioni programmate a difesa dei nostri porti e del bene pubblico. È tempo di agire e di farlo in fretta, anche perché l’ultimo pronunciamento dell’Unione prevede l'adozione dal 2022, termine entro il quale l’Italia dovrà necessariamente adeguarsi”.