Mezzo secolo fa un decreto istituiva gli organi collegiali della scuola: strumento di autogoverno democratico della comunità educante. Cinquanta anni dopo a Partinico, in provincia di Palermo, un’assurda battaglia ideologica della giunta comunale vorrebbe impedire la decisione del Consiglio d’Istituto del liceo ”Santi Savarino” di intestare la propria scuola a Peppino Impastato e alla madre Felicia Bartolotta calpestando le norme – molto chiare – che regolano questa procedura.

“Vogliamo semplicemente che siano rispettate le regole e la volontà della scuola”, ci dice il segretario generale della Flc Cgil, Fabio Cirino, che ha preso a cuore la questione. Secondo le norme vigenti, infatti, la delibera dell’istituto va, come è stato fatto, trasmessa a provveditorato, prefetto e Comune che devono esprimere il proprio parere, ma, aggiunge il sindacalista, “l’eventuale diniego deve essere ovviamente motivato”.

La scuola siciliana aveva avviato l’iter lo scorso aprile e all’epoca i commissari (la giunta era stata sciolta) si erano detti favorevoli. Ora il colpo di scena, con l’attuale maggioranza (Lega, che esprime il sindaco, e Forza Italia) che difende con forza l’intitolazione a Santi Savarino, giornalista, senatore e cittadino di Partinico, con una macchia però indelebile: l’aver sottoscritto a suo tempo il Manifesto della razza e anche sospettato di collusioni con la mafia.

La dirigente scolastica è in attesa della risposta della Prefettura. “Chiediamo che si esprima il Consiglio d’Istituto – aggiunge Cirino –, l’unico che deve aver voce in capitolo. Se infatti la richiesta verrà confermata, a quel punto il diniego potrà avvenire solo per motivi di ordine pubblico o per gravi dubbi sul profilo scelto. Ma davvero si possono avere dubbi o sospetti su Peppino Impastato e Felicia Bartolotta”?

Si tratta, attacca il sindacalista, “di una battaglia ideologica assurda”. Peccato però che non è l’unica, visto che a Ustica sta accadendo la stessa cosa. Il Consiglio d’istituto del “Saveria Profeta” ha deliberato di intestare il nuovo plesso della scuola dell’infanzia ad Antonio Gramsci. Anche in questo la delibera viene inviata ai soggetti previsti dalla legge, la giunta dice “no”, il dirigente reitera la richiesta, il prefetto scrive al provveditore che non ci sono motivi ostativi ma che va tenuto in considerazione ciò che pensa il Comune. A questo punto il sindaco scrive al prefetto proponendo – andando oltre la volontà espressa dalla scuola – l’intestazione ad Anna Notarbartolo Favaloro, sindaca di Ustica nel dopoguerra.

La lettera, che è di ieri (16 maggio) paventa problemi di ordine pubblico, parla di una supposta opinione pubblica che non sarebbe d’accordo con l’intestazione a Gramsci e, vera e propria chicca, che il dirigente scolastico è di nomina recente e, soprattutto, non è di Ustica.
In queste schermaglie degne di un racconto di Pirandello a essere sconfitta, finora, è la libertà della scuola persino di scegliersi come chiamarsi.