"I dati riguardanti l'occupazione della popolazione migrante presente nel nostro Paese sono piuttosto stabili, ma si tratta di una fotografia pre-Covid e che quindi non è ancora in grado di descrivere il difficile autunno a cui stiamo per andare incontro". Kurosh Danesh, responsabile delle politiche per l'immigrazione della Cgil, non si lascia incantare dai dati contenuti nel decimo rapporto dal titolo "Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia" e analizza con chiarezza la pubblicazione annuale redatta dal ministero del Lavoro.

Secondo lo studio, nel 2019 sono stati 2 milioni e mezzo gli occupati stranieri, il 10,7% del totale. I settori con più addetti migranti sono quelli dei servizi collettivi e personali (642 mila operatori), seguiti da industria (466 mila), alberghi e ristoranti (263 mila), commercio (260 mila) e costruzioni (235 mila). "Se confrontiamo l'andamento dell'occupazione e della disoccupazione degli immigrati sul mercato italiano – sottolinea Kurosh Danesh – , in 5 anni registriamo un cambiamento che non raggiunge il 3-4%. Nel 2014, infatti, il loro tasso di occupazione era del 58,9%, lo scorso anno ha raggiunto il 61% (+2.1%). Stesso discorso per quanto riguarda i senza lavoro: si è passati dal 16,9% del 2014 al 12,8% delle ultime rilevazioni (-4,1). "In Italia, rispetto agli altri Paesi europei , gli immigrati in età attiva dimostrano una volonta più marcata nell'entrare nel mercato del lavoro. Ma per comprendere davvero a cosa andremo incontro dovremo attendere la fine dell'anno".

"Oggi il rapporto ci mostra uno scenario piuttosto stabile – commenta il dirigente sindacale – ma sono convinto che già nei prossimi mesi dovremo affrontare molti punti critici. Terminati il blocco dei licenziamenti e gli altri provvedimenti messi in campo dal governo, andremo incontro a un 'autunno caldo' i cui effetti ricadranno in modo molto incisivo sugli addetti migranti. Abbiamo già visto nel 2008, quando si è innescata la crisi dei mutui subprime, come i lavoratori meno tutelati abbiano pagato maggiormente gli effetti della recessione. Questo, certamente si ripeterà nei mesi a venire, tenuto conto di come la pandemia abbia colpito maggiormente i settori del turismo e dei servizi in cui è impiegata una parte consistente del lavoro immigrato.

"Un piccolo balzo in avanti del numero dei lavoratori stranieri occupati lo avremo grazie alla campagna di regolarizzazione contenuta nel Decreto rilancio che porterà ad almeno 250 mila nuovi iscritti all'istituti di previdenza – conclude Danesh – soprattutto nel settore di assistenza alla persona, colf e badanti". Una piccola nota positiva, nonostante la Cgil abbia in più occasioni messo in luce le numerose carenze del provvedimento.