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Non mollare. Perché la situazione può solo peggiorare. Perché l’aumento delle pene ha facilitato l’ingresso in carcere soprattutto dei minori. Perché la penalizzazione dell’uso di stupefacenti ha effetti sempre più devastanti sulla giustizia e sul sovraffollamento degli istituti di reclusione. È questo il titolo, Non mollare, della sedicesima edizione del libro bianco sulle droghe, promosso da una cordata di organizzazioni, La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cgil, Cnca, Associazione Luca Coscioni, Arci, Lila.
Don’t Punish
È stato presentato come ogni anno alla Camera del deputati il 26 giugno, in occasione della giornata mondiale sulle droghe, nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! Don’t Punish, che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno coinvolge oltre 250 città in circa 100 Paesi.
Conferenza e contro-conferenza
Questo rapporto indipendente sugli effetti del testo unico sugli stupefacenti (dpr 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute e sulla società, fa un focus sull'appuntamento della conferenza sulle droghe che il Governo Meloni sta organizzando per il 7 e 8 novembre prossimi a Roma.
“Alla conferenza dell’esecutivo la rete delle organizzazioni della società civile contrapporrà negli stessi giorni una contro-conferenza – spiega Denise Amerini, responsabile dipendenze e carcere dell’area stato sociale e diritti Cgil -, le cui parole d’ordine sono quelle che ci hanno sempre guidato: governare, non punire. Non bisogna mollare di fronte all’impegno per cambiare le politiche sulle droghe, la narrazione che sempre più ci fa tornare indietro nel tempo, alla guerra alla droga che tanti effetti nefasti ha avuto sulle persone, alla negazione delle evidenze accumulate negli anni, con un linguaggio che rimanda al più bieco e retrivo proibizionismo”.
Droga e sovraffollamento carcerario
Dopo 35 anni di applicazione del testo unico, i dati del libro bianco confermano una tendenza al peggioramento della situazione e soprattutto degli effetti penali. I dati sugli ingressi e le presenze in carcere, confermano il peso della legge antidroga nel determinare il sovraffollamento: il 32,47 per cento della popolazione detenuta, quasi un terzo del totale, ovvero 20.086 persone, è in carcere per violazione della legge sulle droghe; a dicembre 2024, 19.755 erano i reclusi che all’ingresso in carcere si erano dichiarati dipendenti da sostanze stupefacenti.
Politiche repressive
La legge sulle droghe rimane quindi il volano delle politiche repressive e carcerarie. Nonostante le evidenze, però, il governo continua sulla stessa strada: dall’aumento delle pene per i fatti di lieve entità previsti dall’art. 73 del Dpr 309/90, all’equiparazione della canapa tessile a quella con valenza psicotropa, dall’approvazione di norme per finanziare comunità terapeutiche reclusorie con scelte arbitrarie e senza regole, alla previsione del finanziamento del dipartimento antidroga con l’8 per mille.
Effetti voluti
“Dopo 34 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della legislazione antidroga – si legge nel libro bianco -, ma come effetti evidentemente voluti. Salgono gli ingressi in carcere per droghe in termini assoluti: più 4,9 per cento, 11.220 dei 43.489 nel 2024 sono stati causati dall’art. 73 del testo unico, detenzione a fini di spaccio. Si tratta del 25,8 per cento degli ingressi”. Mentre oltre il 34 per cento è in carcere per la legge sulle droghe, quasi il doppio della media Ue, che è al 18 per cento.
Non va meglio sul fronte della giustizia. “Continuano a venirci negati i dati, pur pubblici, sui processi, per cui rimaniamo fermi al 2023 – scrivono gli autori del libro bianco -. Questi raccontano un Paese in cui sono aperti quasi 120 mila fascicoli per procedimenti penali per droghe: per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 170.292 e 45.285”.
Vere misure alternative
“Abbiamo sentito da esponenti del governo proposte come il trasferimento dei detenuti tossicodipendenti in comunità chiuse, una sorta di piccole carceri private, mentre sarebbero fondamentali interventi normativi in direzione di misure alternative vere e di regolamentazione legale della cannabis – conclude Amerini -. Anche sul sistema dei servizi il libro fornisce un quadro importante della situazione attuale, soprattutto per quanto riguarda la riduzione del danno, quell’insieme di pratiche e servizi che fa parte dei livelli essenziali di assistenza fin dal 2017, e che se ha stentato fortemente a trovare fino piena applicazione e adeguati finanziamenti, e oggi viene addirittura etichettata come una politica rinunciataria”.