Il ddl di riforma della legittima difesa ha ottenuto il via libera della Camera e tornerà al Senato per il sì definitivo. Il provvedimento è stato approvato con 373 voti a favore, 104 voti contrari e 2 astenuti. Dal 26 marzo spetterà pertanto al Senato l’approvazione definitiva di una misura che introduce “una legittima difesa sempre presunta”, ove sarà sempre ritenuto sussistente il rapporto di proporzionalità tra offesa e difesa. Il testo di riforma introduce, altresì, la presunzione secondo cui è sempre legittima difesa quella di colui che, trovandosi legittimamente nel proprio o in altrui domicilio, agisca per respingere un'intrusione posta in essere con violenza o minaccia.

La norma interviene anche sull'articolo 55 del Codice penale in materia di eccesso colposo, escludendo la punibilità di chi, trovandosi in condizione di grave turbamento o in condizione di minorata difesa a causa della situazione di pericolo, commetta il fatto per salvaguardare se stesso o altri. Seguono, infine, inasprimenti di pena per i reati contro il patrimonio nonché l’esclusione della responsabilità civile, compreso il gratuito patrocinio per l’autore del fatto andato assolto.

Proviamo a spiegare cosa significa e cosa cambierà qualora il Senato dovesse approvare la norma proposta dal governo. Di sicuro saremo in presenza di una legge che introduce non poche problematicità rispetto al nostro ordinamento. È ad esempio illusorio ritenere che con l’introduzione di tali “presunzioni” chi si è difeso non sarà sottoposto a indagine o accertamento alcuno, perché in caso di ferimento o di uccisione verranno sempre e comunque disposti accertamenti. Nel nostro ordinamento non vige infatti la “licenza di uccidere”, anche qualora essa sia subordinata alla necessità di difendersi.

Ciononostante si è spesso anche parlato di una vera e propria “legittima offesa” in ragione del fatto che la riforma modifica il rapporto di proporzione, legittimando una reazione anche di fronte a una semplice minaccia, reazione che diviene intollerabile, in particolare, in caso di violazione del domicilio. A ciò si aggiunga che non è anche punibile chi si difende in “stato di grave turbamento”. Siamo pertanto in presenza di una vera e propria rivoluzione della norma che, già modificata nel 2006 con la legge 59 dell’allora governo di centro destra, che ci aveva fatto sopravanzare nelle tutele anche rispetto alla vicina Francia, pone oggi colui che la invoca in una condizione di punibilità assai ridotta.

Da qui emergono altri problemi. Chi stabilirà se la minaccia messa in atto era tale da giustificare la reazione? Mi spiego: verrà data la possibilità di sparare anche a coloro che si aggirano nelle vicinanze o nelle pertinenze della nostra abitazione? È di qualche anno fa l’episodio del pensionato che aveva sparato a dei tecnici intenti a effettuare lavori di manutenzione presso il suo caseggiato perché scambiati per ladri. E ancora: cosa significa aver agito in stato di “grave turbamento”? Ansia, panico, paura, stress (per fare solo alcuni esempi), saranno valutati dal giudice? E se sì, in che modo? Il gratuito patrocinio riguarderà solo chi si è difeso legittimamente? Perché non lo si estende anche alle vittime di altri reati che, magari, lo meriterebbero ancor più?

Da operatore del settore intravedo il rischio che, con l’approvazione di una tale norma, chi si introduce all’interno di un’abitazione (negozio o attività che sia) possa avere sempre minori remore a farlo armato, immaginando che all’interno potrebbe trovare chi difende la propria proprietà armato almeno quanto lui. Ai cittadini, da parte di chi le armi un poco le conosce, dico che detenere un’arma nella propria casa non è mai una soluzione, spesso è un problema. In tal senso un’eventuale corsa ad armarsi (le statistiche ci confermano che sono sensibilmente aumentate le richieste di rilascio di detenzione e porto d’armi) rappresenta un errore sia culturale sia istituzionale, nonché una miopia politica, che non farà altro che condurre a sempre più elevati livelli di violenza.

Privatizzare la sicurezza con una “giustizia fai da te” non è mai e poi mai la soluzione: la soluzione è, invece, investire negli apparati civili deputati alla sicurezza pubblica con risorse, uomini e mezzi. Potenziare sicurezza e giustizia sono le vere soluzioni di un problema che, nella classifica dei bisogni degli italiani, si concentra maggiormente nei timori legati a un futuro sempre più incerto. Futuro che, guarda caso, riguarda più le condizioni economiche che quelle di generale sicurezza connessa ai reati, che in verità da qualche anno diminuiscono. Agitare le paure non porta a niente. Anzi, riguardo ai casi processuali riferiti alle imputazioni in materia di eccesso di legittima difesa, la maggior parte di essi, compresi i più noti (mediaticamente parlando), si sono conclusi con l’archiviazione. Dimostrazione ulteriore del fatto che non si sente il bisogno di una tale riforma che, a prescindere da possibili profili di illegittimità, non farà altro che peggiorare l’esistente.

Daniele Tissone è il segretario generale del Silp Cgil