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È la prima multinazionale a bloccare la produzione per garantire la salute dei dipendenti. Fiat Chrysler Automobiles (Fca) ha accolto la proposta dei sindacati, fortemente sostenuta dalla Fiom Cgil, di programmare la riduzione e il rallentamento delle attività, fino alle fermate, per mettere in sicurezza le lavoratrici e i lavoratori. “Un passo importante”, commentano la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David e il segretario nazionale Michele De Palma, spiegando che “per consentire una riorganizzazione degli impianti, utile ad applicare le misure del ministero della Salute, si procederà al fermo degli stabilimenti di assemblaggio da giovedì a lunedì”.
Gli interventi straordinari di sanificazione, dunque, si terranno lungo l’arco della settimana in tutti i siti del gruppo. Per stare a quelli più grandi, lo stabilimento di Pomigliano (Napoli) sarà chiuso oggi (mercoledì 11 marzo), giovedì 12 e venerdì 13, quello di Melfi (Potenza) e la Sevel giovedì 12, venerdì 13 e sabato 14, mentre l’impianto di Cassino si fermerà nelle giornate di giovedì 12 e venerdì 13. “Da lunedì 16 torneranno tutti operativi”, spiega una nota della Fca, ma “saranno ridotte le produzioni giornaliere, con un minor addensamento di personale nelle principali aree di lavoro”.
Soddisfazione, dunque, esprime la Fiom, ritenendo “indispensabile che queste scelte di fermata, riorganizzazione e rallentamento, per permettere la ripartenza, siano estese anche alle altre aziende metalmeccaniche”. Francesca Re David e Michele De Palma ricordano di aver “proposto al governo e al sistema delle imprese una programmazione della riduzione e del rallentamento delle attività produttive, fino alle fermate per mettere in sicurezza le lavoratrici e i lavoratori”. La proposta di fermata era il punto centrale della richiesta della Fiom, condivisa con le altre organizzazioni sindacali, che appunto Fca ha accettato.
Un risultato ottenuto grazie “al confronto costante tra i delegati, le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale di Fca. In una situazione di emergenza è necessario il confronto sulla salute, sulla sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, sulla difesa del lavoro”. La segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David e il segretario nazionale Michele De Palma, in conclusione, chiedono al governo di “intervenire urgentemente con gli ammortizzatori sociali necessari a garantire il salario” e al ministero della Salute di “fornire le linee guida di comportamento a tutto il mondo delle imprese”.
Tornando alle misure adottate da Fca, il gruppo spiega che “in ogni stabilimento saranno fatti interventi specifici di igienizzazione delle aree di lavoro, in particolare delle aree comuni di relax, degli spogliatoi e dei servizi igienici. Le azioni di igienizzazione dei singoli locali proseguiranno anche successivamente a questo primo intervento straordinario”. Fca rileva anche che “questi nuovi importanti interventi rafforzano le misure di sicurezza che sono state immediatamente implementate all'esplosione del virus in Italia nelle scorse settimane e che sono state comunicate a tutti i lavoratori italiani con molteplici strumenti di comunicazione interna (Employee Portal, locandine nei siti produttivi, informative dei singoli responsabili delle risorse umane)”. Tra le principali azioni, chiude la nota, la “facilitazione del lavoro a distanza per gli impiegati e l'applicazione di rigidi controlli e misure di sicurezza nelle mense e agli accessi di tutti i siti del gruppo”.
La decisione di Fca va quindi nella direzione auspicata da Cgil, Cisl e Uil, che martedì 10 marzo avevano scritto alle associazioni datoriali per concordare con loro “una riduzione modulata (dal rallentamento fino alla sospensione momentanea) dell’attività lavorativa manifatturiera e dei servizi”. Nella lettera i segretari generali Landini, Furlan e Barbagallo avevano rimarcato che “lavorare in sicurezza e tutelare la salute nei luoghi di lavoro per sconfiggere il virus sono la condizione necessaria per rilanciare, il più presto possibile, la nostra economia e difendere l’occupazione”. Obiettivo delle confederazioni, dunque, è “negoziare intese specifiche, capaci a livello territoriale e nei luoghi di lavoro di gestire la situazione difficile e inedita che ci troviamo ad affrontare”. Nel testo, indirizzato anche al presidente del Consiglio Conte, Cgil, Cisl e Uil chiedono esplicitamente al governo di inserire nel prossimo decreto “adeguate decisioni sul sistema degli ammortizzatori sociali e tutti gli interventi di sostegno al lavoro, alle famiglie e alle imprese”.
Una richiesta condivisa anche dai sindacati regionali. Cgil, Cisl e Uil della Lombardia hanno sollecitato il presidente della Regione Fontana a fermare ogni attività economica, produttiva e di servizio che non sia essenziale, in considerazione del fatto che “se milioni di persone viaggiano a stretta vicinanza sui mezzi pubblici, se lavorano fianco a fianco nelle fabbriche, negli uffici, nelle aziende di servizi, le probabilità di contagio restano altissime”. Anche Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia Romagna chiedono risposte certe e coerenza normativa “tra quanto accade fuori dai luoghi di lavoro e quanto accade nello svolgimento delle attività lavorative”, evidenziando come sia “compito del datore di lavoro assicurare tutte le misure organizzative volte a garantire la salute e la sicurezza e dei lavoratori”.
Anche in Veneto oggi ci sono state iniziative di sciopero in alcune aziende metalmeccaniche: Forgital, Valbruna, Valinox di Vicenza; Elettrolux, Cma di Treviso, Isopan e Annodal di Verona; Elb e Ocs di Padova; Hidro di Belluno. Nel settore chimico si è invece fermata la Fis di Montecchio (giovedì replica nello stabilimento di lonigo) dove si sono registrati nuovi casi di coronavirus (saliti a 7 nella giornata di oggi). Ma soprattutto ci sono stati tanti accordi di rallentamento dell'attività o fermate (alcuni giorni per sanificare o chiusure più lunghe dove le situazioni sono più difficili) con il ricorso alla cassa integrazione, in qualche caso riduzioni di orario o ferie). Nel settore metalmeccanico siamo a 173 aziende interessate, mentre Fim, Fiom e Uil del Veneto a seguito dei protocolli nazionale e regionale danno indicazione di costituire comitati con Rsu e Rls per darvi applicazione, definire fermate e riduzioni per la messa in sicurezza, riservandosi azioni di sciopero o segnalazioni agli Spisal laddove non venissero rispettate le norme. Ferme anche molte aziende del sistema moda (Luxottica chiude dal 16 al 18 marzo per sanificazione) e cassa integrazione negli aeroporti di Venezia e Treviso per un totale di 1.200 lavoratori. Ridotto il trasporto pubblico locale (ferrovia e gomma) con il ricorso a riduzioni di orario, ferie, utilizzo del fondo bilaterale di categoria. Chiusi anche diversi cantieri edili (dopo la sospensione dei lavori da parte delle stazioni appaltanti) con cassa integrazione da 15 giorni a oltre e ferme tante aziende artigiane di vari settori per difficoltà oggettive sui mercati esteri. Chiusure e situazioni problematiche nella logistica (stop, ad esempio, al magazzino Ikea), un settore dove non è sempre facile garantire le misure di sicurezza e che invece deve essere assolutamente portato a norma.
ultimo aggiornamento ore 18.42