Il tribunale di Modena, con sentenza di primo grado del giudice del lavoro Andrea Marangoni del 16 giugno scorso, reintegra sul posto di lavoro il magazziniere 54enne licenziato per “sopravvenuta inidoneità alla mansione” il 13 novembre 2023 dalla “Futura spa”, azienda con sede legale a Udine, ma con attività logistiche presso un cantiere a Campogalliano (Mo).

Il magazziniere contestava di essere stato adibito a una movimentazione manuale di circa 2000/2500 pacchi al giorno (700/800 secondo l’azienda), dal peso variabile dai 18 ai 30 kg (dai 5 ai 25 kg secondo l’azienda), prelevandoli e ricollocandoli ad altezze variabili dai 20 ai 180/190 cm da terra.

In seguito alla visita del medico aziendale del 23 ottobre 2023, il magazziniere era stato giudicato “idoneo con prescrizioni”, in particolare con la prescrizione di “non adibire il lavoratore alla movimentazione di carichi pesanti”. Data l’impossibilità, secondo l’azienda, di adibire il lavoratore ad altre mansioni, questa procedeva al licenziamento per giustificato motivo oggettivo.

Come scrive in un comunicato la Filt Cgil di Modena, dopo il dibattimento il giudice ha riscontrato che l’azienda non avrebbe né valutato a fondo le mansioni compatibili con le residue capacità lavorative né si sarebbe attivata per utilizzare i “ragionevoli accomodamenti”, cioè gli ausili meccanici e/o organizzativi previsti per agevolare l’attività del lavoratore in seguito alla disabilità sopravvenuta. Proprio quest’ultima mancanza ha reso il licenziamento discriminatorio, e quindi nullo, condannando l’azienda al pagamento delle retribuzioni e delle contribuzioni dovute al lavoratore dalla data del licenziamento fino alla reintegrazione, nonché al pagamento delle spese legali.

“Nonostante la tecnologia e l’intelligenza artificiale, il lavoro manuale pesante non è né scomparso né ridotto – dichiara Marco Bottura della Filt modenese -. Il lavoro pesante spesso è confinato nel settore degli appalti di manodopera e nei settori con alta presenza di lavoro precario. A questo si aggiunge un’età media di pensionamento che si innalza di anno in anno che né la normativa sul lavoro usurante né quella sul lavoro gravoso hanno ridotto in maniera soddisfacente. Le leggi a tutela dei lavoratori ci sono, ma spesso vengono disapplicate o ignorate, in particolare la norma sugli “accomodamenti ragionevoli”. Il caso del magazziniere 54-enne è un caso esemplare, ma purtroppo, diffusissimo. Il sindacato rimane un riferimento per la tutela dei lavoratori nella non facile battaglia per ottenere il rispetto dei loro diritti”.