Negli anni sessanta, quando un uomo cercava da lavorare, finiva inevitabilmente al porto.  I Cantieri Navali di Trapani sono rimasti un importante punto di riferimento occupazionale per tutti gli anni novanta.

Suicidio aziendale. Nel 2007, Giuseppe D'Angelo, patron della Satin, produttrice di motori marini, prova a rilanciare i cantieri acquisendo una commessa per costruire navi cisterna. I lavori per la Marettimo M vanno a rilento. Alcune lavorazioni non sono conformi e vanno rifatte. Le scadenze non vengono rispettate e di conseguenza i pagamenti. I 65 dipendenti finiscono sul lastrico. Solo macerie per l'indotto.

Una nuova ripartenza? Dieci anni dopo – anni durissimi per chi ha avuto il problema di mettere insieme il pranzo con la cena – un nuovo soggetto, Marinedi Group, si è aggiudicato la concessione demaniale. La realizzazione del piano industriale è in ritardo. I lavoratori pressano. Appena fuori dall'area dei cantieri c’è un bacino di carenaggio di proprietà della Regione. Ristrutturato e vandalizzato, non è mai stato operativo.

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