"La notizia apparsa sulla stampa locale di ieri, relativa al nuovo sequestro giudiziario che interessa imprese riconducibili all’imprenditore Franco Gigliotti, già destinatario di due condanne ancora non definitive, connesse a due diverse inchieste, ci rammarica, ma non ci lascia del tutto sorpresi". Così, in una nota congiunta, Cgil e Fiom di Parma.

"È da tempo infatti che la confederazione tutta e, nello specifico caso, il suo sindacato dei metalmeccanici, che segue il settore interessato, denuncia un fenomeno sempre più esteso nel tessuto economico produttivo del nostro territorio, per il quale aziende sane faticano a stare sul mercato, perché operano in diretta concorrenza con chi, riuscendo ad abbattere i costi, grazie a diverse operazioni illecite messe in atto, come la costituzione di cosiddette società cartiere, false fatturazioni, elusione fiscale e contributiva, si crea una posizione di estremo vantaggio competitivo, facendo profitto a discapito di chi opera correttamente e legalmente", prosegue il sindacato.

"Questo sistema, purtroppo, non si è esaurito con i primi provvedimenti giudiziari. Il sindacato non ha mai smesso di segnalare e denunciare queste pratiche ancora troppo diffuse, e che sono spesso un campanello d’allarme per fenomeni di più ampia portata, come hanno dimostrato le inchieste che hanno portato alla condanna di Gigliotti, in cui sembrerebbe esserci il coinvolgimento di organizzazioni criminali (la condanna di otto anni in appello è relativa al reato di concorso esterno in associazione mafiosa)", proseguono Cgil e Fiom provinciali.

"Da parte nostra, continueremo a vigilare, confidando nella piena collaborazione degli organi ispettivi (Ispettorato del Lavoro, Inps, Guardia di Finanza) e delle istituzioni (Comune, Provincia, Prefettura), affinché in un territorio come il nostro, così dinamico dal punto di vista economico e produttivo e che genera eccellenze in diversi settori, possa prosperare un’economia sana e nel pieno rispetto della legalità", concludono le organizzazioni dei lavoratori.