“Gravissimo”, “inaccettabile”, “inedito”: sono solamente alcuni degli aggettivi con i quali i sindacati dei giornalisti definiscono la pagina a pagamento comparsa su molti quotidiani nazionali italiani, dal Corriere della Sera a Libero passando per Repubblica, acquistata dall'associazione Setteottobre che accusa i mezzi di informazione. 

Nel secondo anniversario della strage compiuta da Hamas in Israele il messaggio dell’associazione recitava: “1200 morti. 251 rapiti, di cui 48 ancora ostaggi di Hamas. Roghi umani, stupri multipli e di gruppo, mutilazioni. Efferatezza e crudeltà, una violenza senza pari”. “Sì è ancora il 7 ottobre. Perché l’ideologia della violenza e dell’odio ogni giorno s’infiltra nelle piazze delle città italiane e nei social media. E sta permeando i luoghi dove si forma il pensiero: le scuole, le università, la cultura. E i mezzi d’informazione. Mentre il terrorismo si arma di nuovo”.

Alessandra Costante, segretaria generale dell’Fnsi (la Federazione nazionale della stampa), afferma: “Inaccettabili accuse ai media di fomentare violenza che rispediamo al mittente”. “Nel contempo - prosegue - la Fnsi si chiede come è possibile che gli editori, proprietari delle stesse testate incriminate, abbiano permesso che un annuncio simile potesse essere pubblicato. Annuncio che reca una insopportabile quanto falsa accusa alle redazioni, ai giornalisti e pure ai direttori che sono espressione degli editori stessi. D'accordo che pecunia non olet, ma è anche vero che la dignità dei giornalisti e dell'informazione non può essere svenduta per un annuncio”.

Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre, si è detto sorpreso della reazione della Fnsi, sostenendo che “la distorsione di ciò che è avvenuto il 7 ottobre ha raggiunto livelli esasperati in tutti gli ambienti, compresi quelli dell'informazione”. 

A Parisi risponde Costante: “I giornalisti italiani hanno raccontato il 7 ottobre 2023 con orrore e precisione e conoscono bene la differenza tra fonti e fonti di parte. Meritano rispetto e non lezioni. Sui principali media italiani non c'è mai stata distorsione rispetto ai fatti del 7 ottobre, unanimemente condannati. Le accuse di genocidio allo Stato di Israele non sono fatte dai giornalisti, ma da una Commissione d'inchiesta indipendente nominata dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu”.

I Cdr delle testate Gedi, vale a dire la Repubblica e la Stampa nell’elenco di chi ha venduto le proprie pagine all’associazione, ricordano che “i quotidiani non sono delle semplici buche delle lettere, neanche a pagamento” e che la tesi esposta da Setteottobre “risulta ancor più offensiva verso il giornalismo stesso se si pensa al fatto che ad oggi sono stati uccisi da Idf oltre 200 giornalisti nella striscia di Gaza. Senza dimenticare che ai media, nonostante appelli delle varie istituzioni non solo professionali, il governo israeliano non permette di entrare per fare il proprio lavoro. Crediamo, infine, che gli editori debbano permettere la pubblicazione di messaggi coerenti con il nostro lavoro”. 

L’Associazione Stampa romana si rivolge direttamente agli editori per le parole apparse “che offendono le redazioni, gettano discredito sui media”. E ancora: “Pubblicare queste frasi significa non avere a cuore il valore dei propri giornali e, soprattutto, dei propri giornalisti”. E, aggiungiamo noi, nemmeno dei lettori.