Il 14 febbraio a Bari è stata una giornata dedicata al tema dell’autonomia differenziata e alla battaglia che la Cgil, a tutti i livelli, sta combattendo, colpo su colpo, contro il Ddl Calderoli. A organizzare il confronto tra tre realtà importanti del nostro territorio, Bari, Roma e Milano, è stata proprio la Camera del Lavoro del capoluogo pugliese che ha portato al tavolo della discussione testimoni importanti dei vari territori. Erano presenti, infatti, insieme al segretario generale della Cgil Bari, Domenico Ficco, i suoi omologhi della Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola, e della Camera del Lavoro di Milano, Luca Stanzione. A confrontarsi insieme a loro anche il pugliese Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, Fiorenza Pascazio, Presidente ANCI Puglia, Gianfranco Viesti, professore di Economia alla Uniba, nella cui sede si è tenuto l’incontro. E ancora Anna Maria Coppolecchia, senatrice Uniba, Link Bari e Roberto Voza, professore di Diritto del Lavoro Uniba.

Ficco, Cgil Bari: “Con questa riforma staremo ancora peggio”

“Con tutti i problemi che ci sono, la grave situazione economica, l’inflazione, il caro mutui, il carrello della spesa sempre più vuoto, le liste d’attesa in sanità, eccetera, perché parlare di autonomia differenziata? La risposta a mio avviso è semplice ed è questa: perché con questa riforma staremo ancora peggio. Indistintamente tutti: da Nord a Sud”. Ha esordito così Domenico Ficco, segretario generale della Camera del Lavoro di Bari e padrone di casa. 

"L’autonomia differenziata inciderà negativamente e profondamente sulla nostra vita, sulla vita delle persone, soprattutto di quelle che appartengono alle fasce più deboli, più emarginate. Inoltre pregiudicherà il futuro alle nuove generazioni. E mettendo i territori in competizione tra loro verrà meno al principio di solidarietà. Ma soprattutto, in maniera beffarda, con questo disegno di legge lo Stato tradirà il compito di rimuovere le differenze e le diseguaglianze tra i cittadini, che, al contrario, aumenteranno”.

Ficco: “La nostra è una battaglia in difesa della Costituzione”

“Non prendiamoci in giro – ha continuato il segretario generale del capoluogo pugliese –, occorre dire le cose come stanno: noi siamo già un Paese diviso, con evidenti disuguaglianze non solo tra Nord e Sud, ma tra anche fra città e periferie. La battaglia della Cgil tutta, è una battaglia per difendere la Costituzione perché per noi questa riforma è incostituzionale, ossia viene meno al principio di uguaglianza tra tutti i cittadini italiani sancito proprio nella e dalla nostra Costituzione.
Io ritengo che l’autonomia differenziata sia il tentativo dello Stato di scaricare i suoi costi sui territori, dal welfare alla sanità, dai trasporti alla pubblica istruzione, tutti settori strategici. È come se lo Stato dicesse a ogni sua articolazione locale: ‘ti garantisco gli stessi servizi da Nord a Sud attraverso i Lep, livelli essenziali di prestazione, ma non ho i soldi per finanziarli’. A questo punto chi finanzierà tutti quegli enti locali che in questo momento hanno una spesa per i servizi nettamente più bassa rispetto a quella per garantire i livelli essenziali? La fiscalità locale. È questo il motivo per cui l’autonomia differenziata non gioverà a nessuna area del Paese, che sia il Nord, il Centro o il Sud".

Ficco: “Con l’Autonomia i costi finora sostenuti dallo Stato ricadranno sulla fiscalità locale”

“Con questo progetto – ha continuato Domenico Ficco – i costi che fino a oggi sostiene lo Stato ricadranno sulla fiscalità locale, con l’unica conseguenza che lo Stato sistemerà il proprio bilancio ma a scapito delle regioni, che in questo circuito chiuso saranno costrette ad aumentare le tasse locali, il che peserà sulle tasche dei cittadini che quindi si troveranno a pagare il conto della riforma. Un cane che si morde la coda? Non solo. Un cane a cui non basterà più mordersi la coda, ma che dovrà mordere code altrui per sopravvivere, fino alla totale estinzione. È una riflessione drammatica la mia, ma purtroppo è la realtà perché in una città del Sud come Bari la spesa storica è nettamente inferiore a quella che sarebbe la cosiddetta spesa standard, e cioè quella che servirebbe per garantire i fabbisogni: dagli asili nido ai servizi sociali, dai rifiuti alla polizia locale. Città come Roma o Milano invece hanno situazioni completamente rovesciate. E allora per fare in modo che Bari possa avere risorse utili a garantire i Livelli essenziali di prestazioni, questo divario sarà colmato o da tasse aggiuntive per cittadini del Nord e del Centro, se vorranno mantenere i loro livelli superiori dei servizi, oppure ci si dovrà accontentare di servizi inferiori perché tutto questo possa finanziare il recupero delle città prevalentemente meridionali in cui la spesa storica è più bassa di quella standard”.

Ficco: “Una riforma che non giova a nessuno e peggiora la condizione di tutti”

"Ma allora – si chiede il leader della Cgil barese – a chi giova questo progetto di riforma, visto che non aumenta la qualità e la quantità dei servizi, ma al contrario si riversa sulla fiscalità locale? È chiaro che non solo non giova a nessuno ma andrà a peggiorare la condizione di tutti con il suo essere anche anacronistico. Per la sanità, per esempio, è evidente che c’è una frattura strutturale tra Nord e Sud. Stiamo parlando di un settore dove dovrebbe esserci uniformità di servizi. Da decenni avremmo dovuto garantire i Lea, fratelli gemelli dei Lep, ma questo non è accaduto e quindi riteniamo assurdo che questa sia ancora una di quelle materie di competenza esclusiva delle regioni. Riteniamo inoltre sia assurdo delegare alla competenza regionale anche altre materie come: grandi reti di trasporto, ambiente, energia. Immaginate cosa succederebbe se in assenza di una prevalenza di politiche pubbliche centrali le competenze demandate alla Regioni fossero esercitate in contrasto con gli interessi nazionali? Sarebbe pura follia”.

Ficco: “Legge delega e autonomia differenziata, un pacchetto maledetto”

"A tutto ciò – ha detto Domenico Ficco – si aggiunge anche che questo disegno di legge altro non è che una partita di scambio con il premierato. Al Governo si concede una legge delega su salario e contrattazione che mette in discussione l’autorità salariale dei contratti nazionali e che potenzia una contrattazione locale che tiene conto delle differenze del costo della vita. Il disegno è cristallino: la genesi di contratti collettivi regionali al posto di un Contratto Collettivo Nazionale che vale contro divisioni e discriminazioni. Questo pacchetto maledetto, autonomia differenziata e legge delega, renderà i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.

"Non basta fermare l’autonomia differenziata: contestualmente alla campagna per abrogare questa riforma dobbiamo ripensare alla modifica del titolo V della Costituzione, ripristinare il concetto originale voluto dai padri costituenti e cancellare ogni ipotesi di federalismo. Perché se è vero come è vero che la Costituzione si può cambiare, ovviamente non nei diritti inalienabili, è anche vero che si può tornare indietro alla stesura originale. Soprattutto quando ci si accorge che la modifica fatta non ha funzionato. E la riforma del titolo V, è inesorabilmente fallita”.