“Tra le ragioni per protestare contro la legge di bilancio del Governo Meloni, espresse dalla Cgil con lo sciopero del 12 dicembre, emerge anche l'attacco all'informazione radiotelevisiva pubblica e privata”. A dirlo è la Slc Cgil nazionale.

L’attacco, spiega la categoria sindacale, avviene “con emendamenti alla legge di bilancio che, da un lato operano un significativo taglio ai fondi destinati all'emittenza radio-televisiva locale (20 milioni per i prossimi tre anni), dall'altro colpiscono il servizio pubblico radiotelevisivo con quasi 30 milioni di tagli nel triennio”.

La Slc rileva che “invece di aumentare il prelievo sulle piattaforme streaming e gli Ott, che maramaldeggiano nel Paese senza creare occupazione e pagando una tassazione irrisoria, con questa mossa insensata il governo decide di assestare uno schiaffo a due importantissimi presìdi democratici di informazione e intrattenimento del Paese”.

La categoria Cgil evidenzia che “si colpiscono le emittenti radiotelevisive locali che, oltre ad assicurare occupazione di qualità per le lavoratrici e i lavoratori in cui si applica il contratto sottoscritto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, garantiscono informazione di prossimità e presidio democratico in tutte le realtà territoriali, anche quelle interne, spesso alla periferia dei percorsi decisionali e informativi principali”.

Si colpisce anche la Rai, continua il comunicato sindacale, in quanto “servizio pubblico: meno fondi significa meno certezza di risorse e una più debole capacità di pianificare le scelte di bilancio, con probabili ricadute sull'adempimento del mandato istituzionale previsto dal Contratto di servizio”.

Per la segreteria nazionale di Slc Cgil “si tratta di scelte insensate e prive di logica, scelte insidiose per il pluralismo e la libertà d'informazione, oltre che per l'economia del territorio e dell'indotto radiotelevisivo”.

Slc Cgil così conclude: “Ci siamo opposti a queste scelte con lo sciopero generale del 12 dicembre e ci opporremo con altre iniziative di mobilitazione, fino al ritiro degli emendamenti in difesa del servizio pubblico e delle emittenti radiotelevisive locali”.