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Il decreto sicurezza del governo Meloni incassa una bocciatura pesante da parte della Corte di Cassazione. Le criticità messe nero su bianco dai giudici supremi confermano le preoccupazioni già sollevate dal Silp, il sindacato di polizia della Cgil, durante le audizioni parlamentari.
“Le considerazioni della Cassazione dimostrano come questa modalità di approvare norme così importanti tramite decreto, a costo zero per fare propaganda e senza un reale motivo di urgenza, sia un grave errore del governo” afferma Pietro Colapietro, segretario generale del Silp. “Ogni legge si dovrebbe fare con metodo e diligenza, non con decretazioni di urgenza pericolose in termini di affidabilità e credibilità del sistema”.
Secondo il sindacato, il decreto non solo è stato costruito in modo discutibile, ma contiene norme che minano i diritti fondamentali. Tra queste, la creazione di nuovi reati – come il blocco stradale e il divieto di manifestare in prossimità delle stazioni ferroviarie – è giudicata “poco chiara, potenzialmente illegittima e rischiosa per la libertà di manifestazione e di dissenso”.
Nel mirino anche le nuove norme antiterrorismo. “La possibilità data agli agenti dei servizi segreti di creare gruppi terroristici è un inedito e sproporzionato passo indietro, che mina i principi fondamentali di legalità e controllo democratico” denuncia Colapietro. E non è tutto: “Ci preoccupano anche nuove fattispecie di reato vaghe e ampie, come quelle relative alla resistenza passiva nelle carceri”.
Il quadro tracciato dalla Cassazione, secondo il sindacato, è “chiarissimo” e conferma l’urgenza di cambiare rotta. “Come Silp Cgil abbiamo sempre sostenuto che la sicurezza non si ottiene con slogan o nuovi reati, ma con investimenti reali su organici, mezzi e formazione” aggiunge Colapietro. “Da tre anni polizia e carabinieri diminuiscono di numero mentre l’età media cresce. Il governo conosce questi dati, ma li ignora”.
Poi l’attacco frontale alla politica dell’esecutivo: “Dopo quattro anni di ritardo, è stato firmato un contratto con aumenti di 100 euro lordi, mentre l’Istat certifica una perdita reale di 300 euro. Sono stati persino tagliati gli arretrati. È inaccettabile”.
Colapietro punta anche l’attenzione sui centri di detenzione in Albania, tema su cui “presto emergeranno altre criticità”. E chiude con un messaggio netto: “Non si risolve il disagio sociale con toni duri e dichiarazioni propagandistiche. La vera sicurezza si costruisce con politiche che mettano al centro le persone, il lavoro, i diritti di chi ogni giorno rischia la propria vita per i cittadini”.