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Pacchetti vacanza nazionali: più 16,1 per cento. Villaggi, campeggi, ostelli: più 15,7. Voli intercontinentali: più 14,3. Stabilimenti balneari, piscine, palestre, discoteche: più 7,3 per cento. Voli europei: più 4,3 per cento. Luglio 2025 ha registrato una top five di aumenti mensili legati al settore viaggi e turismo che danno una stangata alle vacanze degli italiani.
Inflazione stabile
E questo accade nonostante l’inflazione certificata dall’Istat sia rimasta stabile: l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha subito un aumento dello 0,4 per cento su base mensile e dell'1,7 su base annua, come nel mese precedente.
Dati e numeri sui prezzi salati denunciati dalle associazioni dei consumatori e non solo, che hanno fatto scattare la classica polemica da Solleone sul calo delle presenze in spiaggia, con immagini di stabilimenti vuoti e ombrelloni chiusi che circolano in questi giorni. Un j’accuse da parte delle opposizioni che puntano il dito contro le politiche del governo Meloni, che negli ultimi tre anni non ha mosso un dito per cambiare rotta.
A casa 8,4 milioni di italiani
I dati dimostrano una realtà incontrovertibile: le vacanze sono sempre più costose ed è per questo che sempre più spesso gli italiani ci devono rinunciare, costretti dai salari bassi e dal crollo del potere d’acquisto di stipendi e pensioni.
8,4 milioni di persone restano a casa nei giorni intorno a Ferragosto, 1 su 2 per motivi economici, contro i 16 milioni di connazionali che saranno in movimento, secondo i calcoli di Confcooperative, organizzazione di rappresentanza del movimento cooperativo.
Numeri che sono confermati dalle stime delle associazioni dei consumatori e che ci raccontano una diminuzione delle presenze nostrane e una crescita di quelle di turisti internazionali.
Povera busta paga
“Il turismo è in crisi e buona parte della ragione del calo di presenze nelle spiagge e negli alberghi delle località nostrane va cercata nella busta paga degli italiani – si legge in una nota di Filcamns Cgil, il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori del turismo -, sempre meno in grado di acquistare beni non essenziali, come una vacanza, e non di rado in difficoltà anche con le spese di ordinaria amministrazione. Sorprende che a fare il punto sulla questione, tirando in ballo le buste paga degli italiani, sia proprio Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ovvero una delle associazioni datoriali che più hanno tirato la corda al momento del rinnovo del contratto collettivo del settore: la bellezza, vale la pena ricordare, di sei anni di attesa dalla scadenza del precedente”.
Un Paese diviso
Sempre Confcooperative ha presentato un quadro che evidenzia la forte polarizzazione di un Paese diviso, tra chi può permettersi le vacanze e chi è costretto a rinunciare per difficoltà economiche. La spesa media per una famiglia? Si attesta sui 1.950 euro, più 16 per cento rispetto al 2024, mentre per un nucleo una di 4 persone la settimana al mare costerà mediamente 6.539 euro.
Ma che una parte consistente degli italiani non abbiano i soldi per permettersi una vacanza non è certo una novità. I salari reali sono in caduta libera dal 1990, inferiori del 7,1 per cento rispetto al 2021, come certifica l’Ocse. Un fenomeno che interessa moltissimi settori, incluso il turismo.
L’impatto del costo della vita
“Il costo della vita per i lavoratori del turismo incalza come per qualsiasi altro – precisa la Filcams nella sua nota -, e il recupero dell'inflazione si fa difficile quando i rinnovi contrattuali vengono trascinati per così tanto tempo, e proprio per il mancato riconoscimento da parte datoriale di un aggiornamento salariale necessario per vivere”. I dati del settore vedono per il turismo, dagli alberghi alla ristorazione, alle agenzie di viaggio, poco più di 60 euro lordi per giorno lavorato, a fronte dei 96 che rappresentano la media generale di tutta l'economia.
"Il contrasto alla precarietà e al lavoro povero dovrebbe quindi essere il punto di partenza per un riassetto sociale in grado, innanzitutto, di garantire una vita dignitosa a tutti i lavoratori – dichiara Fabrizio Russo, segretario generale Filcams Cgil – e di riportare poi, come naturale conseguenza, un equilibrio di scambio sul piano economico e dei consumi".