PHOTO
Nella visione della Cgil tutto torna. Lo si capisce dalle parole di Maurizio Landini che in una conferenza stampa a Corso d’Italia spiega le proposte del sindacato in vista della prossima legge di Bilancio e che si legano a filo doppio con quello che è successo nel Paese negli ultimi giorni. Perché, sottolinea il segretario generale nella Sala Santi gremita di giornalisti, “gli oltre tre milioni di persone scesi in piazza il 3 e 4 ottobre in tutta Italia per chiedere la pace” hanno espresso una condanna chiara delle politiche di riarmo orientate da Bruxelles e Washington che il governo Meloni ha sposato in pieno e senza battere ciglio.
“Se il governo si è impegnato nei prossimi dieci anni a destinare 900 miliardi di euro in armi e difesa, alzando la quota di Pil investita in quei settori dal 2 al 5%, come è possibile pensare che trovi i soldi per la sanità, la scuola e tutto quello che servirebbe davvero a migliorare le condizioni di vita degli italiani?”.
Landini chiede che si introduca un contributo sulle grandi ricchezze
La domanda posta dal segretario è retorica, il momento è cruciale, lo strumento che la Cgil indica per invertire questa tendenza è una vera riforma fiscale. Due parole che soltanto a una lettura superficiale non scaldano i cuori. Dentro c’è tutta la ragion d’essere del sindacato. Il suo contatto con i paese reale. La profondità dell’analisi. La conoscenza della vita delle persone.
L’urgenza di redistribuire le ricchezze prodotte, di smetterla di scaricare i costi di crisi o scelte politiche sbagliate sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati. Per questo, snocciolando una a una le slide che contengono i dati a supporto di queste proposte, Landini chiede che si introduca un contributo sulle grandi ricchezze: “Un’aliquota pari all’1,3% su 500 mila contribuenti sopra i 2 milioni di euro: il gettito addizionale sarebbe di 26 miliardi”. Chiede che il drenaggio fiscale che ha portato lavoratori e pensionati a pagare circa 25 miliardi di tasse in più tra il ‘22 e il ‘24, gli venga restituito. Che gli aumenti dei rinnovi contrattuali vengano detassati a partire dal primo gennaio ‘26. Che ci sia la piena perequazione delle pensioni.
Redistribuzione delle ricchezze è il mantra della Cgil
Redistribuire è il mantra della Cgil. Mica poco, in un mondo in cui “non è mai stato così alto il numero di quelli che han bisogno di lavorare per vivere” e in un Paese, ricorda Landini, in cui il 50% delle ricchezze è detenuto dal 5% della popolazione, in cui la tassazione su rendite e profitti è calata vertiginosamente, tanto che i guadagni delle aziende, per lo più, vengono redistribuiti tra gli azionisti anziché reinvestiti per creare altro valore. Lo dice chiaro e sembra quasi una battuta, ma non lo è: “In proporzione pago più tasse io lavoratore di quelle che paga il mio datore sui profitti che scaturiscono dal mio lavoro”.
Una condizione paradossale in un Paese in cui i servizi pubblici vengono continuamente falcidiati dai tagli. Alla faccia della narrazione del governo. Redistribuire per restituire fiducia e prospettiva ai giovani che scappano dall’Italia, 100 mila ogni anno, portando altrove competenze e intelligenze e lasciando che questo Paese invecchi sempre più.
E sulle parole della Meloni, quella trita e ritrita battuta sullo sciopero di venerdì e il weekend lungo, il segretario è chiaro: “Ci vorrebbe rispetto per chi rinuncia a una giornata di stipendio per scioperare restituendo dignità a questo Paese, facendo quello che avrebbe dovuto fare il governo e che invece han dovuto fare i manifestanti: difendere la nostra Costituzione che ripudia la guerra”. Lavoratori e studenti, “gente per bene, che paga le tasse”.
Landini lo dice con una battuta che resta impressa quanto uno slogan: “Altro che offese e minacce. dal governo mi sarei aspettato un ringraziamento ai giovani che dicono no alla guerra e alla precarietà che ci sono nel mondo. Chi non ascolta quel grido è fuori dal mondo”. La data in calendario è il 25 ottobre. La Cgil chiama in piazza San Giovanni a Roma i cittadini per una grande manifestazione nazionale che metta insieme pace e diritti. Cosa farà il governo? Già domani, con il primo incontro fissato con i sindacati, si capirà l’atteggiamento della Meloni.