“A Gaza è in atto un giornalisticidio senza precedenti, che è fondamentale per un genocidio che si deve consumare nel buio”. A parlare è Giuseppe Giulietti, coordinatore di Articolo 21, associazione che da anni fa parte del comitato promotore della marcia Perugia-Assisi e che quest’anno il 10 ottobre terrà una grande assemblea contro il genocidio, per elaborare un piano di sostegno dei giornalisti nella Striscia e non solo.

Articolo 21 non ha mai smesso di denunciare quanto accade in Palestina: “Di fronte a 330 cronisti ammazzati, la questione non è essere solidali con la corporazione, ma essere solidali con il popolo palestinese, che deve essere ammazzato nel silenzio e nel buio” aggiunge Giulietti.

Il processo di intolleranza nei confronti dei giornalisti non si consuma solo a Gaza, ma anche in Ucraina, in Bielorussia, in Birmania, in Russia, in Iran dove si contano 885 condannati a morte. “Nel mondo con l’arrivo dei sovranisti i giornalisti sono un bersaglio – prosegue Giulietti –, non perché sono comunisti, ma banalmente perché cercano la luce, fanno le domande, fanno le inchieste. Tutti quelli che fanno domande scomode sono nemici”.

In Italia tutto questo ha a che fare con la nostra Costituzione e con l’articolo 21, appunto. “Qui abbiamo gli alleati organici di Trump e Netanyahu, il governo Meloni che ha passato le giornate non a condannare il genocidio ma a condannare chi protesta contro il genocidio – prosegue Giulietti –. Nel mondo c’è una tendenza a silenziare il pensiero critico, a silenziare chi si oppone, ad abbattere la divisione dei poteri, tornare alle Costituzioni dove uno comanda e gli altri obbediscono”.

"Questo ci riguarda da vicino, e a breve anche con il referendum sulla giustizia. O si capisce che dobbiamo stare assieme, tutti e tutti quelli che hanno a cuore la Costituzione antifascista, o la battaglia si può considerare persa”, conclude.