Quello che proprio abbonda tra le donne e gli uomini che ci governano è lo scarso senso delle istituzioni e dello Stato. Così come abbonda la capacità di volgere qualsiasi cosa a fini di propaganda. Gli esempi sono tanti, ma da ultimo quel che colpisce è il non tenere in alcun conto i pronunciamenti della Corte costituzionale: quella che sentenzia sulla coerenza dei provvedimenti normativi con la Costituzione, la Carta sulla quale hanno giurato ministre e ministre, oltre che la presidente del Consiglio Meloni. E che sempre loro vogliono profondamente modificare, superando i valori dell’antifascismo, della solidarietà, dell’equilibrio dei poteri sui quali si fonda e vive la nostra democrazia.

La Corte boccia

La scorsa primavera la Corte Costituzionale ha sostanzialmente demolito il testo sull’autonomia differenziata targata Calderoli e tanto cara alla Lega. La Consulta ha sentenziato che la distinzione tra materie Lep e non Lep non è così definita, perché ogni qual volta si tocca un diritto vanno, prima della devoluzione, definiti i livelli essenziali delle relative prestazioni. Il governo sta lavorando a un disegno di legge che rispetti i paletti della consulta, ma nel frattempo Calderoli e i presidenti di tre regioni hanno sottoscritto delle preintese.

Propaganda elettorale

Perché questa firma? Innanzitutto, è bene ricordare che è arrivata a pochi giorni dal voto in Veneto, Campania e Puglia; e poi la Lega aveva certamente bisogno di segnare un punto, vista l’approvazione definitiva della legge Nordio di riforma della magistratura e sulla quale si andrà a referendum costituzionale tra pochi mesi. Tra Forza Italia e Lega fanno a gara a chi segna più punti in un’eterna rivalità che con il governo del Paese non ha davvero nulla a che spartire.

Fa male al Paese

A richiamare al senso delle istituzioni, a sottolineare la mancanza di esso è il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, che commentando le firme in calce alle preintese ha detto: “L’evidente strumentalità a fini elettorali delle preintese sulle materie ‘non Lep’ è solo uno dei problemi dell’iniziativa assunta dal governo. Certo, è l’ennesima dimostrazione di come si interpretano i ruoli istituzionali, non nell’interesse di tutti ma a fini di parte. Il problema principale, però, è un altro: l’intenzione di far rientrare dalla finestra ciò che, prima la mobilitazione popolare e poi la Corte costituzionale, ha fatto uscire dalla porta, ossia un’autonomia differenziata che non danneggia solo il Mezzogiorno, ma aumentando diseguaglianze sociali e divari territoriali porta a sbattere tutto il Paese”.

C’è chi si preoccupa

È Valentina Cappelletti, segretaria generale Cgil Lombardia che sottolinea: “Si tratta di un’operazione orientata a catturare il consenso in alcune regioni coinvolte dal voto e tuttavia non dobbiamo sottovalutarla. Realizzare intese su materie che non riguardano i Livelli essenziali delle prestazioni è pericoloso, se quei Livelli ancora non sono stati compiutamente definiti. Inoltre, la richiesta di Regione Lombardia di liberare la spesa sanitaria dai vincoli nazionali pare una strategia per distrarre l'attenzione dalle difficoltà di programmazione che però sono sotto gli occhi di tutti”.

Firma su firma

L’ormai uscito presidente del Veneto Zaia di documenti sull’autonomia ne ha firmati diversi nel corso degli anni, ma tutti privi di valore concreto. Lo ricorda Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto che aggiunge: “Zaia aveva già sottoscritto altre preintese, e oggi si tenta di far rientrare dalla finestra ciò che la Corte costituzionale aveva fatto uscire dalla porta. Si tratta di una mossa elettorale, strumentale e priva di contenuti reali, che non risponde ai bisogni della nostra regione né alle priorità sociali. Noi vigileremo con attenzione, perché continuiamo a ritenere che l’autonomia differenziata sia una scelta sbagliata per le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo e per tutte le cittadine e i cittadini”.

Un “gioco” da illusionisti

Lo sostiene Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte: “C'è un'ostinazione pervicace della destra che noi contrasteremo con tutti i mezzi possibili dai dai ricorsi alle mobilitazioni. Non capisco, però, in che cosa si concretizzerà questa preintesa. Temo sia il tentativo di illudere i piemontesi che con gli extra Lea si possano recuperare risorse sui temi soprattutto dell'assistenza. In Regione oltre il 50% delle persone non autosufficienti ricoverati in Rsa non gode del diritto alla compartecipazione pubblica. Credo, ad esempio, che con questa firma vogliano mandare un messaggio ai cittadini piemontesi, che avremo i soldi per poter fare quello che il governo nazionale non ci mette in condizione di fare. Peccato che sia il loro governo. Insomma, ho la sensazione che da un lato le firme servano a tenere insieme la maggioranza di centrodestra facendo credere che si diano risposte, e dall'altro si tenti di trascinare avanti un'autonomia differenziata che è stata bocciata dalla Corte costituzionale e che sarebbe stata bocciata nelle urne”.

Arma di distrazione di massa

Anche queste firme, come molto altro, servono al governo per parlar d’altro. Secondo Ferrari: “Sono ben altre le priorità dei cittadini italiani: dalla crescita tra le più basse d’Europa al drastico calo della produzione industriale, dalla questione salariale alla crisi sociale, ai definanziamenti e tagli che colpiscono sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche per la casa, trasporto pubblico, trasferimenti a Regioni ed enti Locali. tornare sulla Legge Calderoli è, nella migliore delle ipotesi, un’arma di distrazione di massa, nella peggiore renderà ancor più critica la condizione in cui versa l’Italia”.

Non passeranno

Molta parte del Paese continuerà a opporsi a questa autonomia che serve a rompere l’unità del Paese. Conclude a tal proposito il segretario della Cgil: “Insieme alle tante realtà che si sono opposte a questo disegno che, per come è stato concepito, contraddice i valori di solidarietà, uguaglianza e unità nazionale – così Ferrari – vigileremo affinché la sentenza 192/2024 della Consulta sia rispettata alla lettera, anche per quanto riguarda le materie qualificate come ‘non Lep’, nel cui ambito non possono essere trasferite funzioni che comunque attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”.

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