Nelle scorse settimane l’azienda sanitaria locale ha comunicato a Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa l’intenzione di esternalizzare il servizio di prenotazione telefonica per le prestazioni specialistiche effettuate in libera professione. La scelta è stata giustificata con la necessità di ottimizzare il servizio e abbattere i costi e, è stato rimarcato, non avrà ripercussioni dirette sul personale attualmente in forza.

"Aldilà della portata limitata dell’intervento - scrivono in un comunicato congiunto Cgil, Cisl e Uil Reggio Emilia insieme a Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa provinciali - non sfugge come prosegua, apparentemente in maniera chirurgica, una politica mai apertamente dichiarata, che individua nell’appalto al privato una leva per ridurre, almeno in parte, le ingenti perdite economiche che il sistema sanitario locale deve sostenere dopo due anni di investimenti eccezionali nella lotta alla pandemia. La scelta di intervenire sul servizio cuptel segue quella, giova ricordarlo, di far fronte alla carenza di medici di pronto soccorso degli ospedali di Correggio e Scandiano mediante il ricorso a professionisti esterni e apposito bando. Si tratta ovviamente di due situazioni differenti che però, ed è questo l’elemento preoccupante, finiscono per individuare la medesima soluzione.

"La soluzione praticata - si legge nella nota - doveva essere l’extrema ratio pertanto sarebbe stato auspicabile procedere preventivamente alla sperimentazione di soluzioni volte al miglioramento del servizio attuale con un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che si sarebbero fatte parte attiva nella ricerca di soluzioni condivise. Anche a Reggio Emilia si sta percependo la fase di profonda difficoltà che la regione Emilia-Romagna sta attraversando per far quadrare i conti di un bilancio che, anche per effetto di mancati riconoscimenti economici dal precedente governo, segna un pesante disavanzo.

Cgil, Cisl e Uil ritengono che il perimetro pubblico debba essere difeso e non intendono avallare processi di progressivo sfaldamento dello stesso, ma anzi chiedono investimenti per capitalizzare quanto tutti dovremmo avere appreso durante la pandemia, ossia che solo il servizio sanitario nazionale può garantire un diritto universale alla salute. C’è bisogno di una operazione di trasparenza a tutti i livelli che chiarisca in quale direzione si vuol portare la nostra sanità; per questo chiediamo di sederci a un tavolo in cui discutere di risorse, di organici e del piano industriale e sanitario di quella che è la più grande impresa del nostro territorio.

A chiederlo oltre che le federazioni di categoria sono anche le confederazioni sindacali perché quale livello di tutela si garantisce sul nostro territorio riguarda tutti i cittadini, lavoratori e pensionati del territorio. Il nostro auspicio è incontrare a tutti i livelli, aziendale e istituzionale, la disponibilità a un confronto che deve avere come obbiettivo la salvaguardia e non lo smantellamento di un sistema fino a oggi fra i migliori del Paese".