“Drammatici i dati diffusi quest’oggi dall’Istat: povertà e disagio sono sempre più diffusi. Preoccupa la crescita della povertà relativa che conferma come troppo spesso avere un lavoro non è sufficiente per garantire una vita dignitosa. Basti pensare che in Italia un lavoratore su tre ha una retribuzione lorda annua inferiore a 10.000 euro”. Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commenta le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica.

“È urgente - sottolinea la dirigente sindacale - affrontare il tema della qualità del lavoro e della crescita dei salari, oltre a rafforzare gli strumenti di contrasto alla povertà a partire dal Reddito di cittadinanza, come indicato dall’Alleanza contro la povertà di cui la Cgil fa parte, e la rete di servizi pubblici territoriali per rispondere ai bisogni delle persone”. Infine per Barbaresi “è preoccupante la crescita della povertà tra minori, migranti, anziani soli e nelle realtà del Mezzogiorno, una crescita che certifica - conclude - un aumento del disagio e delle diseguaglianze sociali e territoriali”.

Per l'Istat nel 2021 sono in condizione di "povertà assoluta" poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l'anno precedente). La povertà assoluta dunque "conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d'inizio della pandemia dovuta al Covid-19". Sono poco meno di 1,4 milioni i minori in povertà assoluta (14,2%).

La causa di questa sostanziale stabilità, spiega l'Istat, è imputabile a diversi fattori, in particolare a un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ossia la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) che non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell'inflazione (+1,9% nel 2021).