La solidarietà al tempo di questa guerra moderna e atroce corre sulle ali del volontariato e della collaborazione tra persone che credono profondamente nel benessere degli altri, dei più deboli e degli indifesi. Ma può bastare? Allo scoppio del conflitto in Ucraina, nelle Giudicarie Esteriori e più precisamente a Comano Terme, una bella zona di metà montagna del Trentino Occidentale, alcuni cittadini si sono ritrovati insieme ai parroci e hanno deciso che non potevano rimanere indifferenti davanti a quella che si profilava essere la più grave emergenza umanitaria degli ultimi trent'anni.

Hanno chiamato a raccolta associazioni di volontariato, rappresentanti di vari mondi e persone disponibili per costituire il comitato emergenza Ucraina con lo scopo di coordinarsi anche con le amministrazioni dei cinque Comuni, le parrocchie e gli enti istituzionalmente preposti alle emergenze. In brevissimo tempo sono stati accolti i primi cittadini ucraini scappati dalle bombe, sono stati trovati un alloggio, viveri, farmaci, indumenti e tanto altro, anche un giocattolo e un sorriso per i bimbi spaventati dalla guerra. 

A un certo punto arriva Aliaksandr, Sasha come lo chiamano in Ucraina. È fuggito da Kherson in auto con la moglie e i tre figlioletti, la più piccola di 11 mesi, in un viaggio di otto giorni, tanti stop and go estenuanti. Da Trento arriva la richiesta di aiuto al comitato Giudicarie Esteriori: si cerca urgentemente un alloggio per la famiglia che è stata ospitata per una notte. E allora corre veloce il cuore della solidarietà: ci si preoccupa subito di seguire l'iter sanitario, si fa la segnalazione alle autorità, l’amministrazione comunale di Ponte Arche (Trento) mette a disposizione un alloggio, i volontari lo preparano, vengono forniti viveri e indumenti. Una macchina dell'accoglienza che funziona e si sincronizza, al bisogno.

È necessario fare richiesta del codice fiscale e del permesso di soggiorno per motivi umanitari, essenziale per poter vivere sul territorio e potersi definire nuovamente cittadini che iniziano con trepidazione e speranza una nuova vita, quanto meno un’esperienza di vita lontana dal Paese d’origine, in attesa di ritornare dopo questo periodo di resistenza alla guerra. C'è anche la preoccupazione e la speranza di un lavoro, uno qualsiasi per ricominciare, perché Sasha è molto dignitoso, non vuole pesare sulla comunità e da subito si accorge che senza la conoscenza delle norme, della cultura e della lingua italiana le sue competenze ed esperienze non sono immediatamente spendibili nel mondo del lavoro. 

Intanto il comitato locale costituisce un gruppo di donne ucraine residenti da anni sul territorio per il supporto nelle traduzioni, per l’accompagnamento ai colloqui di lavoro e per l’accesso alla scuola superiore. Facilitatrici sia nelle relazioni e nella conoscenza tra le persone che nella rappresentazione della realtà locale. Contestualmente un gruppo di insegnanti in pensione avvia corsi di italiano per tutti i profughi ospitati in zona.

L'imprevisto che ferma la catena dell’accoglienza di Sasha è l'appuntamento in questura: è garantito ma ci vuole tempo, troppo tempo per chi spera. Un mese e mezzo, perché gli uffici sono subissati dalle richieste. Nel frattempo si fa avanti un imprenditore generoso che ha bisogno urgente di manodopera e sottoscrive una promessa di lavoro, sperando che possa essere utile per anticipare la data dell’appuntamento. Riparte così una nuova corsa contro il tempo: contatti con le autorità, solleciti, preghiere di poter accelerare l'iter. Per questa famiglia alla ricerca di una nuova dignità è troppo importante essere veloci, il lavoro è determinante.

Sasha alla fine ce la fa e lunedì 4 aprile inizia a lavorare. Gli ostacoli per lui sono stati superati, ma per tutti gli altri Sasha quali saranno i tempi di accesso agli uffici della questura? Questa storia giunta al lieto fine rappresenta la possibilità di invertire il motto “un'eccezione che conferma la regola”. E ci dice che le autorità competenti e quelle preposte all'accoglienza devono agire concretamente per ridurre i tempi per la concessione dei permessi di soggiorno. Burocrazia e lunghe attese confinano queste persone in una terra di nessuno che apre facilmente le porte a irregolarità, sfruttamento lavorativo e illegalità che si aggiungono ad altre forme di discriminazione indegne di un mondo moderno.

Un’attenzione particolare all’accesso occupazionale e all’istruzione ma anche all’applicazione delle norme internazionali e della nostra Costituzione, che afferma il ripudio della guerra e la dignità delle persone a partire dal lavoro, salute, istruzione, quali diritti per tutte e tutti i cittadini. Il conflitto in Ucraina ha messo in fuga soprattutto donne e bambini che devono essere accolti e supportati in questo periodo cupo per l’intera umanità ma che rischiano di essere doppiamente vittime se i diritti non vengono loro riconosciuti tempestivamente.

Anche in questo caso la Cgil nazionale sostiene le iniziative di volontariato e di attivismo locale che facilitano le relazioni territoriali e di rete con le istituzioni competenti ai diversi livelli, dai Comuni alle scuole, dalle aziende sanitarie alle questure, che sono titolate al rilascio dei permessi di soggiorno e di cittadinanza. La confederazione è impegnata in prima linea con le strutture territoriali, informando le persone straniere prese in carico dall’ufficio migranti del patronato Inca e supportando quelle che accedono al Sol, la struttura per l’orientamento al mercato del lavoro.

E da anni si batte per affermare l’investimento economico e strumentale nel pubblico impiego per il personale e la digitalizzazione delle procedure, ma spesso le rivendicazioni non trovano terreno favorevole nelle controparti. La scelta dei mancati investimenti nelle assunzioni e nella digitalizzazione delle procedure viene pagata dalle persone che spesso si trovano in situazione di fragilità, criticità ed emergenza umanitaria e che ogni giorno rischiano di entrare nel circuito dell’irregolarità e dell’illegalità.

Valeria Podrini è responsabile di Sol Cgil Trentino e referente Sol nel Coordinamento mercato del lavoro Cgil