Dall’overtourism al vuoto, da una città satura di visitatori al punto di essere quasi invivibile, al deserto e alla desolazione calati improvvisamente insieme alla pandemia, per fermarsi a lungo. Perché Firenze, come tutte le città d’arte, non ha recuperato terreno neanche la scorsa estate e sta muovendo adesso i primi passi verso una riapertura che spera essere concreta e definitiva.

In questi giorni le strade si stanno piano piano ripopolando: lungo l’Arno, sotto un sole quasi estivo, si vedono i primi turisti seduti sul parapetto, accanto a Ponte Vecchio, qualche gruppo compare in piazza della Signoria, una comitiva di ragazzi spagnoli è in fila per mangiare in via dei Neri. I musei alla riapertura hanno visto arrivare migliaia di visitatori: sono i primi segnali incoraggianti.

I lavoratori del settore turistico hanno fatto le spese di una sospensione che è parsa infinita: cassa integrazione, difficoltà economiche per le famiglie, un’incertezza che sembrava non finire mai. Tra loro i più penalizzati gli stagionali, scomparsi dalla scena. Si augurano tutti che dopo questa esperienza sia possibile tornare a un turismo migliore, un modello ripensato, meno caotico del precedente. Ma allo stesso tempo è forte la nostalgia per le strade affollate, le lunghe code ovunque, la città che sembrava non spegnersi mai. “Si spera di ritornare a un futuro del turismo – ha detto uno dei lavoratori intervistati – si spera di ritornare alla normalità”.