Si moltiplicano gli appelli affinché le misure adottate nella scuola contro la pandemia da Covid-19, unitamente ai profondi segni lasciati sugli studenti dal passato lockdown, non accrescano i dati della dispersione scolastica in Italia, che lo scorso anno si era comunque attestata al 14,5% dei giovani. Tra coloro che lanciano l’allarme il sindacato, preoccupato anche della distribuzione del fenomeno tra la popolazione e sul territorio, perché la dispersione scolastica continua a colpire soprattutto le fasce sociali più disagiate e alcune aree del Paese, il Sud ma non solo.

Manuela Calza, segretaria nazionale Flc Cgil e insegnante di scuola primaria, sottolinea come “la sospensione delle lezioni a causa del lockdown e il mancato raggiungimento della didattica a distanza presso l’intera popolazione scolastica sia un fatto molto grave. Anche tra coloro che comunque hanno avuto accesso a questa nuova modalità didattica – precisa - c’è chi non ne ha potuto beneficiare perché richiede capacità particolari e talvolta l’aiuto di un adulto. È così che alcune lacune già in parte esistenti sono state evidenziate e acuite”.

A far nascere timori per il futuro è anche la mancanza di consapevolezza della gravità dei problemi che assediano la scuola, criticità pregresse esplose nell’emergenza pandemica nonostante gli allarmi lanciati dalle organizzazioni sindacali, dal mondo della scuola e da quello accademico-pedagogico. “L’attenzione va posta sui limiti e i rischi della didattica a distanza – afferma Calza -. Eppure ancora oggi alla ripartenza della scuola si propone questa modalità, seppure in modo circoscritto, perché non c'è stata la volontà di investire chiaramente sulla ripartenza. Il ministero dell’Istruzione con le linee guida sulla didattica digitale integrata propone soprattutto per le scuole secondarie di secondo grado questa modalità complementare, ancora a distanza, senza capire che rappresenta una grave criticità per quello che riguarda i processi di apprendimento e il rischio di insuccesso e conseguentemente di dispersione scolastica". 

La distanza comunque rappresenta un filtro potente nel metodo di insegnamento e la relazione in presenza tra insegnanti e ragazzi come anche tra gli studenti stessi: "È un elemento che determina lo stare bene a scuola - sottolinea la segretaria Flc -, costituendo un fattore motivazionale potente che può consentire di vivere l'esperienza scolastica in modo più positivo e produttivo. La didattica digitale integrata può rappresentare una soluzione in caso di emergenza, ma non può essere l'ordinario come oggi si tenta di affermare, con le linee guida ministeriali che la trattano come una modalità pedagogico didattica innovativa: non lo è e non lo diciamo solamente noi, ma anche professionisti e accademici”.

Individuati i rischi, si deve passare all'opera di prevenzione degli stessi che, per Calza, consistono in interventi di riforme di sistema che siano davvero risolutive e preventive rispetto ai problemi della dispersione e dell'insuccesso scolastico. "Per questo il sindacato sostiene che occorre partire da una riforma degli ordinamenti e dei cicli, con una maggiore frequenza dei ragazzi e delle ragazze sia per quanto riguarda l'obbligo scolastico, che dovrebbe partire dai 3 anni, anche per superare le disuguaglianze che caratterizzano l’intero ciclo scolastico, secondo i criteri di universalità, gratuità e laicità della scuola.

"Bisogna intervenire anche sui tempi della scuola - aggiunge -, che non vuole dire solamente lasciare i figli più ore tra i banchi, ma soprattutto occuparli con delle esperienze significative di apprendimento, ripristinando e valorizzando quei modelli pedagogici e organizzativi che sono stati smantellati già nel 2008 con la riforma Gelmini.  Bisogna consentire un’esperienza scolastica che sia motivante e significativa e che quindi porti a sviluppare le potenzialità di ognuno e a conseguire un successo formativo con prospettive di vita diverse dalle attuali".

Altra fonte di preoccupazione è il moltiplicarsi, sebbene ancora contenuto, di famiglie che si muovono nella direzione dell’istruzione parentale, vale a dire la scuola a casa. E’ un dato del quale non si hanno ancora tracce precise, “però è un rischio che effettivamente si corre, soprattutto per i bambini più piccoli, e che è percepito anche dagli insegnanti incontrati in queste settimane nei forum della Flc”, ci spiega Manuela Calza, secondo la quale quella dell’istruzione parentale “è una soluzione che non può essere la risposta a quelle che sono le criticità e i problemi.  Occorre invece lavorare insieme con le organizzazioni sindacali per chiedere la garanzia delle condizioni di sicurezza e riprendere la scuola in totale presenza".

È chiaro per il sindacato che, se davvero dovesse affermarsi questo fenomeno dell'istruzione parentale, sarebbe "un elemento drammatico per quello che riguarda non solo il sistema scolastico italiano, ma per il futuro del Paese: la scuola non consente solamente di apprendere delle nozioni, ma di vivere forme di socialità, di relazione, di appartenenza che ti consentono poi effettivamente di diventare un cittadino consapevole capace di scegliere. Occorre perciò - conclude la segretaria - fare di tutto per dare alla scuola di ogni ordine e grado le condizioni di sicurezza per poter affrontare una ripresa difficile senza trascurare quegli elementi di qualità che sono necessari per la crescita dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze”.