Come è andato davvero il rientro a scuola? Giornali e media, anche giustamente, hanno evidenziato gli aspetti positivi della ripresa: volontà, creatività, immaginazione della comunità educante per far fronte alle numerose difficoltà legate all’emergenza sanitaria e intrecciate indissolubilmente con i ritardi atavici legati a tagli e mancanza di investimenti. Ovviamente la buona volontà e la generosità di lavoratori, studenti e famiglie nelle prossime settimane non basteranno più, se non si interviene tempestivamente.

I sindacati hanno allora deciso di “dare i numeri”: in una conferenza stampa unitaria Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda Unams hanno provato a fare un bilancio della situazione della scuola italiana, a cominciare dagli organici. E qui il primo elemento davvero dolente: su 84.808 posti di docente da assumere al 1° settembre sono state effettuate appena 22.500 immissioni in ruolo, appena il 35,3 per cento del necessario e dato assai peggiore del 2019-20. Attenzione particolare merita la questione del sostegno: su oltre 21.000 posti sono stati assunti meno di 2.000 docenti. I motivi sono noti: molte graduatorie sono esaurite e il ministro ha rifiutato la proposta dei sindacati di indire un vero concorso straordinario che immettesse da subito in cattedra a tempo indeterminato i precari storici della scuola italiana, quelli con almeno tre anni di insegnamento. Non è andata meglio con la pezza che si è tentato di mettere con la cosiddetta “chiamata veloce”, che ha portato a sole 2.500 assunzioni.

A fronte di tutto questo, i sindacati prevedono realisticamente che quest’anno le supplenze saranno più di 200 mila. Critico il giudizio anche sull’organico aggiuntivo Covid-19: 70 mila unità tra docenti e Ata, che corrisponde a un incremento dell’appena 10 per cento dell’organico e dunque inadeguato a fronteggiare l’emergenza.

Ma la scuola non è fatta solo da docenti e anche la situazione dell’organico Ata – il cui ruolo diventa ancora più importante se si pensa alla necessità di sanificare costantemente gli ambienti, gestire turni di entrata e uscita eccetera –, è assai problematica. Su 25 mila posti vacanti, sono state autorizzate circa 11.000 assunzioni, meno della metà. Particolarmente complicata la situazione dei Dsga: su 3.378 posti vacanti, ne sono stati coperti appena 1.100.

Infine, la questione molto dibattuta dei banchi monoposto: ne sono disponibili 400.000 rispetto a un fabbisogno – nelle 40.000 sedi scolastiche italiane – di 2.000.000. Con un paradosso: molte scuole avevano iniziato a rottamare i vecchi, trovandosi ora scoperte perché i nuovi tardano ad arrivare.

Insomma, tante, troppe cose non hanno funzionato. Nel suo intervento il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, ha invitato la ministra Azzolina a prendere atto che, a partire dal reclutamento, “le cose non hanno funzionato e dunque ora bisogna discutere per trovare la soluzioni adeguate”. Che non riguardano solo l’emergenza ma devono andare oltre: “Con le risorse del Recovery Fund – ha sottolineato – abbiamo l’occasione storica per intervenire e fare quelle scelte rinviate da anni su tempo scuola, organici, edilizia scolastica”. E ha ribadito che il 26 settembre i sindacati insieme ai movimenti saranno in piazza con “Priorità alla scuola” proprio con questo obiettivo: tenere accesi i riflettori proprio sulla scuola.