Quarto sgombero nel corso del 2019 per Borgo Mezzanone, a pochi chilometri da Foggia: l'insediamento di baracche nato accanto al Cara per richiedenti asilo in cui i migranti vivono o che sono state trasformate in luoghi di ritrovo o intrattenimento. Critico però il giudizio della rete delle associazioni della provincia di Foggia, istituitasi nel Marzo 2019 (tra le quali anche la Flai Cgil), che "esprime preoccupazione e contrarietà". Per le associazioni, infatti, "azioni di sgombero senza alternative razionali, condivise e consolidate aggravano la condizione delle persone esponendole ulteriormente a situazioni di marginalità sociale, discriminazione, sfruttamento e precarietà. Queste azioni non incidono in alcun modo sulla presenza dei ghetti e anzi, rafforzano la catena dello sfruttamento e acuiscono le fragilità di cui questo territorio già strutturalmente soffre".

"Queste azioni di forza – continua la nota –, rappresentano solo una soluzione fittizia che non argina lo sfruttamento dei lavoratori nei campi, né offre soluzioni concrete per l’accoglienza dignitosa dei lavoratori stagionali e per il diritto all’abitare della popolazione stanziale. Da diversi decenni, sul territorio della provincia di Foggia vivono, ormai stabilmente, alcune migliaia di uomini e donne, principalmente negli insediamenti informali diffusi in tutta la provincia. Le soluzioni finora attuate dalle istituzioni, sono risultate del tutto inefficaci perché estemporanee, rispondenti ad una logica meramente emergenziale e prive di qualunque soluzione alternativa di lungo termine".

Insomma, "pur nella consapevolezza dell’insostenibilità delle condizioni di vita all’interno degli insediamenti informali e senza sottovalutare il rischio di incendi e nuovi morti, manifestiamo la nostra ferma opposizione ad azioni di sgombero che non tengano assolutamente conto dei diritti delle persone e dei lavoratori e non agiscano sulle cause del fenomeno". La rete provinciale delle associazioni, come già espresso durante il Consiglio Territoriale per l’immigrazione, ricorda di aver elaborato un documento di proposte multidisciplinari che sarà reso pubblico e discusso durante il prossimo consiglio. Le soluzioni sul piano abitativo esistono: ristrutturazione di alloggi su beni pubblici o in disponibilità pubblica, recupero e autorecupero di immobili abbandonati e di aree a rischio di spopolamento, promozione di azioni finalizzate a favorire gli affitti e il cohousing".

"Solo un’adeguata pianificazione di un’azione complessiva su diversi piani interconnessi, finalizzata all’inclusione sociale, abitativa e lavorativa dei migranti può tutelare la dignità e i diritti delle persone e dei lavoratori, nonché favorire lo sviluppo dell’economia locale. Le azioni da intraprendere non sono sgomberi o trasferimenti delle persone come fossero merce, senza alcuna considerazione delle situazioni di vulnerabilità, ma il contrasto al sistema di sfruttamento sul quale si regge l’intera filiera del lavoro agricolo e non solo. Di questo siamo fortemente convinti: le azioni di forza senza alternative reali, amplificano lo stato di sfruttamento", termina il comunicato.