Sembra un Carlo Cafiero del terzo millennio, con quella barba da militante della Prima internazionale. Invece è il nuovo sindaco di New York. Zohran Mamdani, 34 anni, ha stravinto le elezioni per il governo della grande Mela. Non si è limitato a surclassare il suo sfidante Andrew Cuomo, ex governatore democratico ridotto a correre da indipendente. Ha fatto di più. Con oltre un milione di voti, Mamdani ha raccolto più consensi di tutti gli altri candidati messi insieme. E nel suo primo victory speech nella notte di Brooklyn si è presentato con queste parole: “Sono giovane. Sono musulmano. Sono un socialista democratico e, cosa più grave di tutte, mi rifiuto di scusarmi per tutto questo”.

“Trump: alza il volume”

La sua agenda è spudoratamente socialista, inclusiva e pro-labour. Un pugno nell’occhio alla New York dell’opulenza e del capitale. Alla città di Donald Trump, che aveva infatti apertamente appoggiato Cuomo (“meglio un democratico imperfetto che un comunista”). Al presidente, il nuovo sindaco ha dedicato poche, significative parole: “Donald Trump, visto che so che mi stai guardando, ho quattro parole per te: alza il volume”.

Che la battaglia per l’anima dell’America abbia inizio. Mamdani promette di combatterla con un’agenda molto precisa e ambiziosa per la sua città. Citando i suoi predecessori Eugene Debs e Fiorello La Guardia, si è impegnato ad “affrontare la crisi del costo della vita”. E ha aggiunto: “Saremo al fianco dei sindacati e amplieremo le tutele del lavoro perché sappiamo, proprio come Donald Trump, che quando i lavoratori hanno diritti incrollabili, i datori di lavoro che cercano di estorcerli diventano molto piccoli”.

Il sindaco di una città di immigrati e lavoratori

New York rimarrà una città di immigrati, una città costruita da immigrati, alimentata da immigrati e, da stasera, guidata da un immigrato”, ha detto Mamdani scagliandosi quindi contro le espulsioni e ringraziando “tutti quelli che, così spesso dimenticati dalla politica della nostra città, hanno fatto proprio questo movimento. Parlo dei proprietari di bodegas yemeniti e delle nonne messicane, dei tassisti senegalesi e delle infermiere uzbeke, dei cuochi di Trinidad e Tobago e delle zie etiopi. A ogni newyorkese di Kensington, Midwood e Hunts Point, sappiate che questa città è la vostra città, e anche questa democrazia è vostra”.

ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE
ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE
ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE (IMAGOECONOMICA VIA ZOHRAN KWAME)

L’eredità e il programma

Come osserva il sito di informazione e attivismo sindacale Labornotes, durante tutta la sua campagna elettorale Mamdani ha sempre tenuto insieme “diritti civili e diritti dei lavoratori”. Ed è riuscito a battere l’establishment Democratico e un Cuomo ultrafinanziato dai più ricchi (50 milioni di donazioni). Solo un anno fa Mamdani era all’1 per cento. Questa notte ha vinto col 50,4 per cento e si candida a essere – osserva sempre Labornotes – “l'erede del socialismo democratico di Bernie Sanders e il protagonista del ritorno a un governo municipale al servizio delle esigenze della classe operaia, nello stile del sindaco di New York, nel 1934-1946, Fiorello La Guardia”.

Insomma questa vittoria – come osserva l’Agi in un lancio - è un bel terremoto politico, e rilancia la sinistra all’interno del partito Democratico. Nel primo discorso da neo-sindaco Mamdani non ha perso occasione di segnalarlo, quando ha attaccato la leadership del suo stesso partito, definendola corporativa e debole: “Ci siamo inchinati all'altare della cautela e abbiamo pagato un prezzo altissimo”, ha detto. “Troppi lavoratori non riescono a riconoscersi nel nostro partito, e troppi tra noi si sono rivolti a destra perché sono stati lasciati indietro”.

Mamdani ha promesso ai newyorkesi un servizio di assistenza all'infanzia gratuito per i bambini fino a cinque anni, autobus pubblici gratuiti, un calmiere sugli affitti, supermercati governativi in ciascuno dei cinque distretti della città. Un programma che vuole finanziare aumentando l'aliquota dell'imposta sulle società e portando al 2 per cento l'aliquota dell'imposta sul reddito per chi guadagna oltre 1 milione di dollari.

ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE
ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE
ZOHRAN KWAME MAMDANI POLITICO STATUNITENSE (IMAGOECONOMICA VIA ZOHRAN KWAME)

Con i sindacati un “innamoramento” graduale

New York è una città molto sindacalizzata, e nelle elezioni le unions pesano. Durante un discorso elettorale, a ottobre, Mamdani ha evidenziato con convinzione la sua “ispirazione sindacale”. Durante le primarie democratiche, però, la maggior parte dei grandi sindacati ha appoggiato Cuomo. Osserva ancora Labornotes che solo l'Afscme District Council 37 (dipendenti comunali), il Professional Staff Congress della City University di New York (Psc-Cuny) e la United Auto Workers Region 9A hanno sostenuto sin dall’inizio Mamdani.

Dopo le primarie il vento è cambiato. Mamdani ha convinto le principali unions di New York, che lo hanno apertamente sostenuto. Ad esempio (citiamo sempre da Labornotes): l'Hotel and Gaming Trades Council, la New York State Nurses Association e il 32BJ Seiu, che rappresenta i portieri, il 1199 Seiu (il più grande sindacato sanitario del Paese), la United Federation of Teachers (Aft), il Communications Workers (wa) District 1 e il Nyc Central Labor Council, che rappresenta 1 milione di lavoratori di circa 300 sigle sindacali.

Adesso non resta che provarci. Come ha scritto Bernie Sanders su X, “Partendo dall'1 per cento nei sondaggi, Mamdani ha realizzato uno dei più grandi sconvolgimenti politici nella storia americana moderna. Sì. Possiamo creare un governo che rappresenti i lavoratori e non l'1 per cento. Non vedo l'ora di lavorare con Zohran mentre costruisce una città che funzioni per tutti”.