Orario di lavoro. Una prima vittoria
La Commissione occupazione e affari sociali della Ue ha bocciato la direttiva che voleva alzare l'orario di lavoro a 65 ore. In nessun paese dell'Unione si potrà lavorare più di 48 ore a settimana. Una decisione che sostiene le richieste avanzate dalla Confederazione Europea dei sindacati che ha pubblicato immediatamente sul proprio sito le reazioni alla decisione. Una prima vittoria per il sindacato di John Monks che ha commentato: “Non possiamo che dare il benvenuto a questo voto che rappresenta una conquista importante su questo tema. A questo punto non ci resta che chiedere al Parlamento europeo di adottare una posizione ferma nel voto plenario che si terrà il prossimo 17 dicembre”. Il giorno prima la manifestazione della CES a Strasburgo. Per saperne di più si veda il sito www.etuc.org

Stati Uniti, 240 mila posti di lavoro bruciati a ottobre
Brutte notizie per il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ma notizie che sicuramente non lo sorprenderanno. A ottobre negli Usa il tasso di disoccupazione è salito al 6,5 per cento (dal 6,1 del mese precedente), superando di molto le stime degli analisti. In totale, rende noto il Dipartimento del Lavoro, i posti di lavoro persi sono 240 mila. Era dal 1994 che non si registrava un tasso di disoccupazione così elevato. Come sottolinea il New York Times, si tratta del decimo mese consecutivo di declino per gli States. Tra gennaio e agosto del 2008 – leggiamo sempre sul Nyt – l'economia americana ha perso qualcosa come 75 mila posti di lavoro al mese.

Attenzione all’economia
Occhi puntati sull'economia, dunque, per il neo-eletto presidente degli States. Mentre si lavora ad assemblare la squadra, il New York Times, ricorda come "con l'economia globale sulla lama di un rasoio" e le statistiche che parlano di disoccupazione crescente, "i mercati finanziari, i leader esteri e persino l'amministrazione Bush studiano Obama in attesa di sapere come gestirà la crisi."Al nuovo presidente spetta il compito difficile di raggiungere un delicato equilibro tra la collaborazione con il vecchio presidente impopolare e di cui ha promesso di cambiare la politica e la tendenza ad aspettare almeno i 2 mesi e mezzo che lo separano dall'ingresso ufficiale nella Casa Bianca per "prescrivere le sue cure"
A complicare il quadro – ricorda il quotidiano newyorkese – le cadute nei mercati finanziari di giovedì. Già annunciata la scelta di Rahm Emanuel come chief of staff della Casa Bianca. Una decisione spiegata da Obama proprio perché Emanuel avrebbe "conoscenza profonda dei complessi temi economici che l'amministrazione si troverà ad affrontare."

La vittoria di Obama, questione di musicalità
Riportiamo un bell'articolo dello Spiegel pubblicato il 5 novembre sul sito del settimanale tedesco, una volta ufficializzata la vittoria di Barack Obama. E' un commento in parte incentrato sulla metafora della musicalità, e non poteva che arrivare da un milieu culturale come quello tedesco, dove come sappiamo il senso musicale è raffinatissimo. Il candidato democratico "non è stato eletto 44mo presidente degli Stati Uniti per il suo programma – scrive Gabor Steingart da Washington -. Hillary Clinton era più precisa, John Edwards più aggressivo, McCain più esperto. Ma nessuno di loro possedeva il Tono di Obama. (…) La sua tonica è riconciliatrice, la sua armonica euforica, il timbro ben temperato. (…) Il tono di Obama unisce le persone, non le esclude. È un tono da romanticismo politico. Non risolve i problemi, ma allevia il dolore". Per lo Spiegel Obama non avrebbe avuto successo nell'America "autorealizzata e vincente degli anni novanta, che avrebbe giudicato il suo tono troppo debole, mentre la vittoria sull'Unione Sovietica doveva essere festeggiata e l'America voleva gridare ad alta voce". Per lo Spiegel neppure nel 2004 Obama avrebbe avuto possibilità di vincere, perché "L'America era già in guerra, ma ancora con la speranza di vincerla. E l'economia era in ottima salute". Ma nel 2008 l'economia è in crisi e in questa crisi "Obama ha lanciato il suo messaggio, che parla di speranza e cambiamento. La sua offerta a una società sempre più insicura è di conciliazione, non di scontro. (…) Mentre gli altri dicono "Io farò", lui dice: "Noi faremo".

La meglio gioventù
Uno dei blog più visitati d'America Salon.com propone un articolo curioso a firma di Heather Havrilesky: "Scuse aperte ai boomers di ogni dove". "Cari boomers, ci dispiace per aver girato gli occhi all'indietro quando vi ascoltavamo in questi anni. Ci dispiace per aver preso in giro la vostra solennità, la mancanza di auto-critica, la vostra tendenza a prendervi un po' troppo sul serio." Così inizia questo articolo che è anche una lettera aperta alla generazione che ha vissuto in prima linea le lotte e le conquiste degli anni Sessanta. "Possiamo andare avanti – prosegue Havrilesky – e ammettere adesso che ci siamo stancati di ascoltare degli anni '60 e del movimento pacifista, come se avessimo dovuto vivere in quell'epoca per riuscire a capire qualcosa". Eppure martedì - spiega l'articolo pubblicato da salon.com - qualcosa è cambiato "Martedì quando abbiamo assistito al discorso di Barack Obama, abbiamo guardato; negli occhi un vero leader e decenni di cinismo su politica, movimenti popolari e comunità si sono disciolti in un solo momento. (…) Per la prima volta nella nostra vita, abbiamo creduto, abbiamo capito cosa significa far parte di qualcosa di grande senza riserve."

Il diritto alla maternita'
Maternità retribuita. L'ACTU, il consiglio australiano dei sindacati, ha chiesto al governo laburista di Kevin Rudd di includere il provvedimento nel bilancio federale del prossimo anno. Per Sharon Burrow, presidente del Consiglio, sarebbe un modo per sostenere migliaia di famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Sul sito dell'ACTU la dichiarazione della presidente che afferma: "La maggior parte delle famiglie fa affidamento su due redditi per pagare le bollette, gli affitti o i mutui. Quando nasce un figlio, la perdita immediata di uno dei due stipendi ha una dura ricaduta". In Australia il congedo parentale non è retribuito così molte donne tornano al lavoro troppo presto a causa delle pressioni finanziarie e della paura di perdere il posto, specialmente se assunte con contratti part-time o occasionali. Secondo i sindacati un numero crescente di madri lavoratrici ritorna al lavoro prima di essersi ripresa completamente dal parto.

Argentina, la Camera approva la nazionalizzazione dei fondi pensione
Nella notte tra il 6 e il 7 novembre la Camera dei deputati argentina ha approvato la nazionalizzazione dei dieci maggiori fondi pensione privati, i cosiddetti Afjp. Il progetto di legge è stato presentato dalla presidente Cristina Kirchner, e ve ne abbiamo parlato anche in una puntata precedente di Scalo Internazionale. L'opposizione alla Camera dopo dodici ore di discussione – leggiamo in un articolo di Página 12 – non è riuscita a impedire l'approvazione del provvedimento, che ora passa all'esame del Senato. Il kirchnerismo ha ottenuto l'appoggio dei socialisti e del gruppo parlamentare guidato da Miguel Bonasso, oltre ad altri gruppi parlamentari minori. Nel corso della giornata, a Buenos Aires erano scese in piazza migliaia di persone per inscenare una 'cacerolada' (tradizionale protesta fatta percuotendo le pentole) contro il voto imminente. Secondo quanto riportato da El Pais, i manifestanti si sono riuniti nelle vie attorno al Parlamento armati di pentole e striscioni con scritto "No al saccheggio dei pensionati", per chiedere che i soldi di fondi non siano usati per pagare debiti o spese elettorali.

Nuvole sull'energia pulita
Il settimanale britannico The Economist parla di crisi finanziaria e tecnologia pulita. Se all'inizio di quest'anno sembrava che il mercato delle energie alternative fosse destinato a una continua espansione, la crisi che ha colpito gli Stati Uniti in questi ultimi mesi ha rimescolato le carte in gioco. Le grandi aziende a stelle e strisce stanno riducendo drasticamente i propri investimenti in energia alternativa. Non si salvano né il solare né l'eolico. Il problema sono le banche che concedono pochissimi prestiti alle aziende. Il fatto, però, è che il mondo ha ancora bisogno di energia pulita, come sostiene Steve Sawyer, a capo del gruppo industriale Global Wind Energy Council. I costruttori di panelli solari e turbine eoliche – si legge nell'articolo - hanno ancora lunghe liste di clienti da soddisfare per cui il rallentamento potrebbe non essere poi così sentito, probabilmente però i piccoli gruppi che dispongono di bilanci più precari verranno inglobati dai grandi. Quindi, conclude il pezzo, ci saranno carenze di capitale ma l'industria non verrà danneggiata molto di più di quanto non sia accaduto in passato.