Molti bambini e donne tra i 40 morti provocati dal raid aereo israeliano che nella notte ha colpito un campo sfollati a nord di Rafah. Numerosi i feriti. La testimonianza diretta arriva da Medici senza frontiere, i cui operatori umanitari si dicono inorriditi. Da Israele una dichiarazione a volere giustificare la strage, “abbiamo ucciso due capi di Hamas”, e la definizione di “incidente” per l’ennesima strage. Poi il procuratore militare generale Yerushalmi ha annunciato un’indagine.

Si conferma l’inefficacia del pronunciamento della Corte internazionale dell’Aja che nei giorni scorsi ha ordinato a Israele il cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza, su iniziativa avviata dal sud Africa. Una decisione, quella della Corte, che è per norme internazionali “vincolante”, ma che non può avere esecutività. Infatti, in caso di mancata applicazione, è necessario ricorrere al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, del quale conosciamo la reale impotenza anche a causa del diritto di veto che possono esercitare alcuni Paesi, tra i quali gli Stati uniti.

Benché il presidente Biden abbia iniziato a percepire con fastidio il premier israeliano Netanyahu e le sue azioni, gli Usa non sembrano intenzionati a entrare a gamba tesa nel conflitto in corso. La comunità internazionale continua comunque a rimanere divisa sulle posizioni da assumere, basti vedere le diverse reazioni, anche all’Interno dell’Unione europea, alla richiesta di mandato d’arresto del procuratore della Corte penale internazionale per il mandato d'arresto contro Netanyahu, il suo ministro della Difesa e i massimi leader di Hamas con l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità.

Il raid israeliano della scorsa notte, che conferma la volontà di Netanyahu di procedere con l’attacco a Rafah, ha i connotati di una risposta all’azione di Hamas, che il giorno prima ha lanciato una decina di razzi contro Tel Aviv e il centro di Israele, alcuni dei quali intercettati da Iron Dome. Anche in questo caso una conferma, quella che vede Hamas prescindere dalla salvaguardia dei palestinesi, con un’operazione della quale erano ampiamente prevedibili le conseguenze.

Intanto Amnesty international ha reso nota una nuova indagine su attacchi aerei israeliani che, lo scorso mese, hanno ucciso 44 civili palestinesi tra cui 32 bambini nella Striscia di Gaza, dichiarando che “costituiscono ulteriori prove dell’ampio schema di crimini di guerra commessi dalle forze israeliane nella Striscia negli ultimi sette mesi”. Ancora una volta l’ong ribadisce che le azioni militari israeliane sono contrarie al diritto internazionale: “hanno ucciso civili palestinesi nella totale impunità e che hanno mostrato uno spietato disprezzo per la vita umana”. Come Medici senza frontiere, anche Amnesty international torna a chiedere un cessate il fuoco immediato.

Intanto, dopo gli ultimi sviluppi del conflitto, è a rischio la ripresa dei colloqui per il rilascio degli ostaggi israeliani e una tregua. Secondo le notizie diffuse nei giorni scorsi dovrebbe avere luogo al Cairo domani, martedì 28 maggio, benché Hamas abbia fatto sapere di non avere ricevuto alcuna nuova proposta. A Parigi si sono invece riuniti i vertici di Cia, Mossad e il premier del Qatar proprio per rilanciare i colloqui, ma questo poche ore prima del massacro della scorsa notte.