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La Federazione generale dei sindacati palestinesi (Pgftu) ha accolto con favore l’accordo raggiunto per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, definendolo “un passo atteso e necessario per la pace e la ricostruzione del Paese”. L’intesa prevede il ritiro delle forze d’occupazione, l’ingresso di aiuti umanitari e l’attuazione di uno scambio di prigionieri tra le due parti.
“Sosteniamo la posizione del presidente Abbas”
Secondo quanto dichiarato in una nota diffusa il 9 ottobre, la Federazione ha espresso il proprio sostegno alla posizione del presidente Mahmoud Abbas, che “sin dal primo momento ha chiesto la cessazione immediata del genocidio, la consegna urgente degli aiuti umanitari per fermare la carestia a Gaza, la liberazione dei prigionieri e degli ostaggi e la creazione di meccanismi internazionali per la protezione del popolo palestinese”.
Il sindacato ha inoltre chiesto di “fermare le misure unilaterali israeliane che violano il diritto internazionale, rilasciare le entrate fiscali palestinesi trattenute e realizzare un completo ritiro israeliano”.
Un passaggio chiave della dichiarazione invita anche a “unificare i territori e le istituzioni palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, come passo verso la soluzione dei due Stati e la fine dell’occupazione”.
Libertà di movimento e tutela dei lavoratori
La Federazione sottolinea “l’importanza di alleviare le gravi restrizioni alla libertà di movimento dei cittadini tra i governatorati palestinesi”, denunciando la presenza di “più di 1.205 cancelli e posti di blocco metallici ed elettronici che ostacolano la libertà di circolazione”.
“È essenziale rimuovere questi ostacoli e facilitare gli spostamenti di lavoratori e cittadini in tutte le aree”, osserva il sindacato.
Un’altra priorità indicata riguarda il diritto al lavoro: “Bisogna consentire ai lavoratori palestinesi di tornare ai propri luoghi di lavoro all’interno dei territori occupati, porre fine alle violazioni contro di loro e liberare tutti i lavoratori detenuti”.
“Serve un incontro tripartito sotto supervisione internazionale”
Il Pgftu ha ribadito la necessità di convocare un incontro tripartito tra le parti sociali — “il governo rappresentato dal ministero del Lavoro, i lavoratori rappresentati dalla Federazione generale dei sindacati palestinesi e i datori di lavoro rappresentati dalle camere di commercio e industria” — da tenersi sotto supervisione internazionale.
L’obiettivo, ha spiegato la Federazione, è “costruire un sistema economico integrato e sviluppare programmi che permettano ai lavoratori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania di lavorare nella propria patria, secondo standard lavorativi moderni e in linea con gli sviluppi tecnologici”.
Nel documento si chiede anche di definire piani di sviluppo per ridurre in modo significativo i tassi di disoccupazione, in un contesto economico già gravemente compromesso da due anni di guerra e blocchi.
“Fine di un’aggressione durata due anni”
La Federazione ha espresso “gratitudine ai mediatori regionali e internazionali” che hanno contribuito a raggiungere l’accordo, sottolineando che “pone fine a un’aggressione durata due anni”, durante i quali si sono registrati “oltre 70 mila palestinesi uccisi, circa 198 mila feriti e una distruzione massiccia e senza precedenti di infrastrutture, abitazioni e strutture civili”.
Il comunicato riconosce “il ruolo della diplomazia internazionale e della solidarietà dei popoli nel favorire la cessazione delle ostilità e l’apertura dei corridoi umanitari”.
“Orgogliosi della resilienza del popolo palestinese”
In conclusione, la Federazione generale dei sindacati palestinesi ha espresso “orgoglio per la resilienza ferma ed eroica del popolo palestinese nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme”.
“Il nostro popolo rimarrà saldo sulla propria terra, impegnato nei suoi legittimi diritti nazionali e determinato a proseguire verso la libertà e la creazione del proprio Stato indipendente e sovrano, con Gerusalemme Est come capitale”, conclude la nota.