"Gaza brucia: non cederemo”, ha detto il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, con un’espressione che esprime crudele soddisfazione per l’operazione di terra dell’esercito di Tel Aviv iniziata nelle scorse ore a Gaza City. Un attacco che utilizza tutti i mezzi di guerra in possesso dell’Idf e sta aggiungendo morti e distruzione nella Striscia, martoriata ormai da quasi due anni.
Meri Calvelli, cooperante in Palestina per Associazione cooperazione e solidarietà (Acs), analizza e commenta nel podcast quanto sta accadendo e quanto accaduto sinora alla popolazione palestinese, sottolineando come l’Europa e la comunità internazionale stiano assistendo al genocidio dei palestinesi senza mettere in campo quanto necessario per la fine della guerra. La Spagna ha decretato lo stop alle armi per Israele e il divieto di ingresso nel Paese ai militari coinvolti a Gaza, ma non è stata seguita da nessun altro governo europeo.
Intanto alcune imbarcazioni della Global Sumud Flotilla hanno raggiunto le acque internazionali e, dopo il congiungimento con altri natanti, proseguiranno il loro viaggio per tentare di portare aiuti a Gaza via mare. Una spedizione umanitaria che è anche un atto simbolico di protesta e resistenza contro l’ormai chiara volontà del presidente israeliano Netanyahu di fare piazza pulita di tutti i palestinesi a Gaza.
Calvelli ci ricorda come sia un’impresa rischiosa e difficile, tanto che solamente in un’occasione, in tanti anni di attività, la Flotilla è riuscita a fare arrivare una sua imbarcazione nella Striscia. Le altre spedizioni sono sempre state bloccate dall’esercito israeliano e, addirittura, nel 2010 l’assalto di Israele provocò dieci morti.
“Tutti momenti di protesta, di pressioni sui governi, che hanno almeno ottenuto che si cominciasse a parlare della situazione palestinese, mentre sino a poco tempo fa nessuno prendeva posizione”, afferma Calvelli, concludendo che purtroppo però sinora “nessuno ha bloccato Israele”.