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La presidenza della Cop30 ha pubblicato una nota di sintesi per riassumere i punti chiave, evidenziati dalle Parti nelle comunicazioni scritte e durante le consultazioni. La seconda settimana di lavoro è ripartita lunedì da questa sintesi, che si riferisce a quattro temi: finanza, misure commerciali, trasparenza e divario fra impegni di riduzione delle emissioni assunti dalle parti (Ndc) e rispetto del limite di 1,5°C.
Ne è seguito un documento politico (Mutirao Decision) pubblicato dalla presidenza, insieme ad altri con decisioni più tecniche da adottare nei prossimi giorni. Oggi è atteso il ritorno a Belém del presidente Lula e una nuova versione dei testi negoziali dopo un primo giro di consultazioni.
Diritti dei lavoratori dove siete?
Per quanto riguarda il documento politico rileviamo diverse criticità. Innanzitutto, la totale mancanza di riferimento ai lavoratori e alle questioni sindacali a partire dal preambolo.
“Le Parti – si legge -, quando intraprendono azioni per affrontare il cambiamento climatico, dovrebbero rispettare, promuovere e considerare i rispettivi obblighi in materia di diritti umani, il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile, il diritto alla salute, i diritti dei popoli indigeni, delle comunità locali, dei migranti, dei bambini, delle persone con disabilità e delle persone in situazioni vulnerabili e il diritto allo sviluppo, nonché l'uguaglianza di genere, l'emancipazione femminile e l'equità intergenerazionale…”. Ma non si citano il diritto a un lavoro dignitoso, i posti di lavoro, i diritti dei lavoratori e dei sindacati.
Copertura finanziaria inadeguata
Altra qeustione, un’inadeguata copertura finanziaria. Il testo riconosce la necessità di un notevole incremento del sostegno finanziario per l’azione di mitigazione e adattamento per i Paesi in via di sviluppo. Restano però posizioni molto distanti fra le parti, a partire dalla diversa valutazione del vecchio obiettivo di 100 miliardi di euro all’anno, considerato raggiunto da alcuni, mentre altri mettono in risalto i risultati del report biennale sulla trasparenza che attesta che i Paesi in via di sviluppo hanno ricevuto circa 60 miliardi di dollari in media in due anni.
Sul nuovo goal sulla finanza climatica (Ncqc) il testo non riapre alla necessaria implementazione delle risorse, rispetto al compromesso al ribasso raggiunto nella conferenza dello scorso anno a Baku, anzi con cinque opzioni ancora contrapposte non garantisce nemmeno l’attuazione della Baku to Belém Roadmap che doveva portare da 300 a 1.300 i miliardi annui per la finanza per i Paesi in via di sviluppo al 2035, mentre ne sarebbero necessari almeno 5 mila.
Quali impegni nazionali?
Da sottolineare anche l’inadeguatezza degli impegni nazionali sul clima (Ndc). Quest'anno sono stati aggiornati gli Ndc: rispetto alla prima versione di Parigi, c’è stato un lieve miglioramento nel 2025. Siamo passati da un riscaldamento globale stimato di circa 3,6°C con gli impegni del 2015 a circa 2,5°C con quelli aggiornati, ma siamo ancora molto distanti dall’obiettivo di 1,5°C, anche perché la stima viene fatta su vincoli che è molto probabile che non vengano rispettati.
Come azzerare il divario fra queste proposte inadeguate e l'obiettivo di 1,5°C fissato dall'accordo di Parigi, già superato per due anni consecutivi, è uno dei temi centrali della Cop30. Il testo è molto debole su questo aspetto e le proposte, come ulteriori negoziati, un ritorno l'anno prossimo, l'incoraggiamento ai Paesi a fare di più, non sono all’altezza della sfida.
Sussidi alle fossili
Per quanto riguarda i sussidi alle fonti fossili il documento si limita a esortare le Parti a collaborare per eliminare gradualmente, il prima possibile, solo i sussidi inefficienti come se esistessero dei sussidi efficienti a carbone, gas e petrolio, quando questi sono la causa principale del riscaldamento climatico, nonché degli alti costi e della povertà energetica.
Iniziative volontarie
Il testo enfatizza gli sforzi della presidenza della Cop30 nel lancio di iniziative volontarie, fra cui la Tropical Forest Forever Facility. Questa iniziativa non è altro che un dispositivo finanziario per sottoporre la natura alle regole del mercato, mercificandola, anziché dare risposte alle esigenze di difesa, tutela e preservazione della vita, del clima, delle foreste, delle acque e del suolo. È solo l’ennesima falsa soluzione.
La roadmap di Lula
Lula spinge per l’approvazione di una roadmap di uscita dalle fonti fossili, 84 Paesi si sono dichiarati favorevoli per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5°C. Per essere giusta questa roadmap deve essere pianificata, equa e sostenuta finanziariamente. Superare i combustibili fossili è una grande opportunità per garantire energia più economica e maggiore sicurezza energetica. Sostengono la roadmap i Paesi di Africa, Asia, America Latina, isole del Pacifico.
L’Italia non si smentisce
L’Italia, insieme alla Polonia, ha lottato fino all’ultimo per non aderire e non far aderire nemmeno l’Unione europea, che oggi è uscita con una sua proposta alla presidenza brasiliana. Oggi attivisti italiani e polacchi, sostenuti da attivisti globali hanno fatto un’azione nella blue zone per protestare contro i ministri.
L’Italia si è contraddistinta in modo imbarazzante alla Cop, sostenendo fin da subito l’iniziativa per quadruplicare il consumo dei biocarburanti, promuovendo il nucleare e adesso per la resistenza contro l’uscita dalle fonti fossili. Esattamente la stessa politica che il governo sta portando avanti nel nostro Pese e in sede europea, quella politica che come Cgil contestiamo perché non assume l’azione climatica come priorità urgente e opportunità di cambiamento radicale di sistema.
L’esecutivo rallenta lo sviluppo delle energie rinnovabili, mantiene alta la dipendenza energetica e i costi energetici, alimenta la crisi industriale di un sistema produttivo fossile e tecnologicamente arretrato, impedisce una giusta transizione che garantisca i lavoratori e le comunità. A questa politica continueremo ad apporci con le nostre idee e le nostre proposte di giusta transizione.
Simona Fabiani è responsabile politiche per il clima, il territorio, l’ambiente e la giusta transizione Cgil nazionale






















