Siamo alla vigilia di elezioni cruciali nel Veneto, dove il centro destra governa ormai dal lontano 1995, quando si partì con la scelta diretta del presidente. Prima l’era del forzista Galan, poi quella leghista di Zaia, hanno asfaltato qualsiasi cambio di visione e prospettiva sull’amministrazione del territorio. E a una manciata di ore dall’apertura delle urne, prevista per le sette di mattina di domenica 23 novembre, la tensione cresce. Anche per il significato che questa ricca tornata elettorale potrebbe rappresentare, visto che il suo esito potrebbe avere un ruolo non secondario sui destini degli equilibri all’interno della maggioranza del governo Meloni e tra quella stessa maggioranza e l’opposizione a Roma. Sono tre e tutte di grande impatto le regioni al voto, al Veneto si aggiungono Campania e Puglia.
Pochi giorni fa, prima che la presidente Meloni chiudesse al Gran Teatro Geox di Padova la campagna della destra nella regione, tornando a dileggiare lo sciopero generale Cgil del prossimo 12 dicembre e chi intende parteciparvi, il sindacato rosso ha presentato, con il senso di responsabilità e la serietà che da sempre ne detta l’azione, la lista delle sue priorità per il buon governo del territorio.
In un Centro Congressi di Villa Ottoboni a Padova gremito come solo nelle grandi occasioni, la Cgil Veneto ha messo sul tavolo le sue proposte, parlando di temi concreti e delle difficoltà che in questa congiuntura storica i cittadini si trovano ad affrontare. Il titolo del progetto è ambizioso: “Per costruire un Veneto che promuova lavoro di qualità, sviluppo sostenibile e inclusione, un Veneto a misura di cittadine e cittadini”. Il tentativo, spiega la segretaria generale Tiziana Basso, è quello di riuscire a generare “un lavoro di qualità che intervenga sull’emergenza demografica e contribuisca a contrastare le diseguaglianze crescenti, accompagnando la regione verso il futuro”.
Basso, Cgil Veneto: “Profonde transizioni investono tutti i processi produttivi e mettono a rischio occupazione e competitività della nostra regione”
Il sindacato ricorda lo scenario attuale, in continuo cambiamento, immerso nei profondi processi di transizione tecnologica, energetica e ambientale e di riconfigurazione delle catene del valore e dei mercati. Fattori “che investono tutti i processi di produzione di beni e servizi e che evidenziano criticità e rischi per la tenuta occupazionale e per la competitività della regione. A questo – continua Basso – si aggiungono, soprattutto in relazione alle caratteristiche del tessuto economico, la scarsa capitalizzazione e capacità di investimento delle aziende, la difficoltà nel ricambio generazionale, la vocazione produttiva prevalentemente orientata al ruolo di fornitura e subfornitura di componenti verso grandi produttori collocati all’estero. L’economia regionale è inoltre esposta a scelte industriali di delocalizzazione da parte di aziende site in Veneto, ma di proprietà di multinazionali o fondi esteri. La guerra commerciale e i dazi imposti dall’amministrazione Trump aumentano l’incertezza della fase”.
“Il Veneto ha bisogno di un’alta politica economica e industriale e rimettere al centro le esigenze delle persone”
Per la Cgil, chi si candida a guidare il Veneto deve misurarsi con aspetti strutturali del sistema economico che rischiano di essere un forte limite per il futuro: “dal basso livello di investimento in ricerca e sviluppo al calo demografico che impatta negativamente sul mercato del lavoro, dall’aumento dei fattori che generano diseguaglianze sociali ed economiche ai bassi livelli di utilizzo nel mercato del lavoro di laureati e altri soggetti altamente formati. Tutto ciò richiede un’adeguata politica economica e industriale”.
“Tuttavia – sottolinea la segretaria generale – non pensiamo a una visione che sia solamente economica, ma che sia in primo luogo subordinata ai bisogni e alle esigenze delle persone, delle cittadine e cittadini. Ambiti come quello del welfare, ampiamente inteso, della salute, dell’istruzione, così come dei servizi ai cittadini, dai trasporti agli altri servizi pubblici, agli interventi di carattere sociale, sono strategici per garantire uguaglianza, qualità della vita e inclusione, cittadinanza”.
“Molto spesso – continua Tiziana Basso – si considera tutto questo come già acquisito e consolidato, e che basti intervenire solo per garantire un contesto adeguato all’impresa e ai soggetti economici. Ma questo concetto di sostenibilità al contrario, che mette al primo posto le esigenze del mondo economico, sta costruendo, anche nella nostra regione, scenari di impoverimento, marginalità in crescita, precarietà, disagio sociale e abitativo, difficoltà di accesso al sistema sanitario. Scenari che vanno contrastati senza indugi, come non è più rinviabile nemmeno un’inversione di tendenza netta sul piano ambientale, in una regione in cui troppi indicatori parlano di un Veneto inquinato, non sicuro e territorialmente fragile. E allo stesso modo va affrontato urgentemente, con consapevolezza e lungimiranza, il problema demografico, uscendo dalla pura retorica populista e dalla chiusura localistica su temi come le migrazioni e la denatalità. Noi – conclude – pensiamo a un Veneto finalmente a misura di cittadine e cittadini e del lavoro”.






















